APPUNTI DI STORIA DELL'ARTE
Dipartimento di Disegno e storia dell'arte del Liceo "Primo Levi" di San Donato Milanese

Lucio Fontana

Rosario di santa Fè, 19 Febbraio 1899 - Comabbio (Varese) 7 Settembre 1968

Campione olimpionico (o Atleta in attesa)
1932, gesso e pigmento blu, 121x92x70
Genus Bononie, Bologna
Tale opera è tra le più significative sculture di Fontana del periodo figurativo degli anni Trenta, tanto che la scelse, tra le molte realizzate, per rappresentarlo alla II quadriennale d'Arte di Roma del 1935. Raffigura lo schermidore Ciro Verratti che vincerà la medaglia d'oro nel fioretto a squadra alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Lo stesso Veratti farà realizzare tre copie in bronzo della scultura, prive dell'autografo dell'autore, per donarne una a ciascuno dei figli.
Insieme a Renato Birolli e Aligi Sassu ritiene l’espressionismo una alternativa alla moda del Novecento. (vedi)
Uomo nero
1930, opera perduta
Nel 1927 Lucio Fontana torna a Milano e si innamora della scultura espressionista di Adolfo Wildt e non ama il gruppo del “Novecento” e quindi Arturo Martini. Partendo dal sottofondo romantico del tardo Ottocento, Wildt si dedicò all'arte di una scultura fortemente influenzata dalla Secessione e dall'Art Nouveau, caratterizzata da complessi simbolismi e da una definizione quasi gotica delle sue forme. Si iscrive all’accademia di Brera e si diploma nel 1930. Nella predilezione per una scultura di linea, verso una smaterializzazione degli elementi plastici e nella insistita trasfigurazione della materia, egli si ritrova con il più giovane compagno di corso Fausto Melotti

Dirà nel 1963 “Avevo per guida un grande maestro: Wildt, ero considerato l’allievo migliore del corso. E Wildt, anzi, mi aveva espresso più volte che io diventassi continuatore della sua arte. Invece, appena uscito dall’Accademia, ho preso una massa di gesso, le ho dato una struttura approssimativamente figurativa di un uomo seduto e le ho gettato addosso del catrame. Così, per una reazione violenta. Wildt si è lamentato, e cosa potevo dirgli? Avevo una grande stima di lui, gli ero riconoscente, ma a me interessava trovare una nuova strada, una strada che fosse tutta mia.”(Paolo Campiglio, Fontana, Giunti, 2008)
E’ nata così una delle opere più importanti del primo periodo di Fontana L’uomo nero .
Ricordando opere di Archipenko e Zadkine esprime il volume come pretesto per un percorso alle origini della forma. Il catrame nero, graffiato come le incisioni rupestri, la massa quasi informe, espressionistica sono in netto contrasto con la tendenza classicista di recupero delle forme romane e etrusche di Arturo Martini e Marini Marini.
Nudo
1926, ...
L’influenza del sodo plasticismo di Maillol risalta nelle opere di questo periodo. L’arte di Maillol rappresentava a quel tempo la restituzione di pienezza plastica in senso figurativo in contrapposizione al vitalismo rodiniano.

Dall’altra parte, invece, la sintesi plastica dinamica e il sodo plasticismo di Archipenko, emergono in opere come questa, oppure in la Mujer y el balde, databile tra il 1926 ed il 1927.

In entrambe le opere emerge un interesse verso volumi articolati liberamente nello spazio, a cui si unisce la stessa maniera di Archipenko di torcere le figure a cui si unisce un certo decorativismo ancora di ascendenza secessionista e déco
Il fiocinatore
1934, bronzo
...
Negli anni trenta Fontana è sempre in bilico tra figurazione espressionista con grossi volumi plastici e materiali nuovi e rarefazione della forma e bidimensionalità astratta, linearismo e automatismo surrealista. Vedi Il fiocinatore (1934) o Scultura astratta (1934). Nel 1937 si reca a Parigi per l’Esposizione universale. Conosce Tristan Tzara e Costantin Brancusi e vede le opere di Picasso. Visita i laboratori di ceramica di Sevres e realizza nuove ceramiche.
Ambiente spaziale a luce nera
1949, Allestimento per la mostra alla Galleria del Naviglio, Milano.
L'ambiente spaziale a luce nera del 1949 alla Galleria del Naviglio di Milano è la prima opera in cui possiamo vedere esplicitati i concetti presenti nei manifesti. Forme allungate e colorate appese al soffitto con fili leggeri e illuminate da luci di Wood. Tra il '49 e il '50 Fontana arriva alla definizione dei suoi Concetti spaziali o più semplicemente buchi, che l'autore spiega così: "La scoperta del cosmo è una dimensione nuova, è l'infinito: allora io buco questa tela, che era alla base di tutte le arti e ho creato una dimensione infinita, una x che per me è alla base di tutta l'arte contemporanea".
Concetto spaziale, il fiore
1952, Lamiere di metallo colorato
L'opera Il fiore (o Concetto spaziale) del 1952 introduce il movimento: un fiore costituito da lamelle di ferro verniciato di giallo con una serie di buchi ordinati e in movimento tra di loro.
"Struttura al neon per la IX Triennale di Milano
1951, neon, filo

Forse l'opera più interessante di questo periodo è la Struttura al neon per la IX Triennale di Milano del 1951. Un neon continuo che si intreccia più vote appeso ad un soffitto colorato di blu (realizzato insieme agli architetti Baldessari e Grisotti) e sembra cristallizzare il movimento di una torcia elettrica oppure il movimento di uno schizzo su carta (come si può vedere dagli schizzi preparatori) simile ai tracciati spiraliformi di Hans Hartung.
Lucio_Fontana_trasmissioni tv
1952
Su queste tele bucate Fontana proiettava dei fasci di luce, anche in movimento. Questa modalità venne anche documentata dalle trasmissioni Rai sperimentali del 1952.
Concetto spaziale, buchi
1951, tela e colori acrilici
Tra il '49 e il '50 Fontana arriva alla definizione dei suoi Concetti spaziali o più semplicemente buchi, che l'autore spiega così: "La scoperta del cosmo é una dimensione nuova, é l'infinito: allora io buco questa tela, che era alla base di tutte le arti e ho creato una dimensione infinita, una x che per me é alla base di tutta l'arte contemporanea".

Le opere di Fontana non sono mai completamente pittoriche nè completamente scultoree: la tela tende al bassorilievo così come la sua plastica è spesso colorata. (Adriano Antolini)
Concetto spaziale, Attese
1963
Il Taglio di Fontana é una "formula spaziale". Il diaframma del quadro é lacerato, il dietro é messo in rapporto col davanti, la tela si incurva e diventa superficie scultorea. Il tutto é ottenuto con un semplice gesto (AdrianoAntolini).
Il ciclo dei "tagli", cui fa parte quest'opera, é stato esposto per la prima volta alla galleria Il Naviglio a Milano nel febbraio del 1959, a Parigi alle Gallerie Stadler, poi alla rassegna Documenta II a Kassel (Germania), poi alla V Biennale di San Paolo del Brasile e poi alla prima retrospettiva di Fontana a Roma sempre nel 1959.
Egli vagheggia un luogo primario, uno spazio assoluto, infinito, sempre più lontano dall'accidentalità della materia; é l'idea pura che si avvera nell'atto, nel gesto del taglio, e al tempo stesso diviene magicamente forma, senza quasi passare per la materia(Paolo Campiglio).
Concetto spaziale, New York 10
1962, 3 pannelli in rame con lacerazioni e graffiti
"Come faccio a dipingere quest'orribile New York? Poi tutt'a un tratto m'è venuta una intuizione: ho preso delle lamiere di metallo luccicante e mi sono messo a lavorarle, ora rigandole verticalmente per dare il senso dei grattacieli, ora sforacchiandole con un punteruolo, ora ondulandole per creare cieli un pò drammatici, ora riflettendoci dentro un pò di stagnola colorata, per ottenere dei bagliori tipo neon"
“Oggi, noi, artisti spaziali, siamo evasi dalle nostre città, abbiamo spezzato il nostro involucro, la nostra corteccia fisica e ci siamo guardati dall’alto, fotografando la Terra dai razzi in volo”.
(Lucio Fontana, Spaziali, Secondo Manifesto spaziali, 1948 in Enrico Crispolti, Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, tomo I, p. 115, Skira, Milano 2006)