Casa dell’ autore, Santa Monica, 1977-1978
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| Ideata e realizzata attorno
al 1977-78 e poi rivista attorno agli anni 1991-1994, questa casa
rappresenta uno dei primi successi dell’ autore che stravolge
completamente l’ architettura classica arrivano a una nuova
concezione di struttura totalmente diversa dal passato.
Per
edificare la sua casa a Santa Monica l’ architetto sceglie di
rivestire un edificio già pre-esistente, senza demolire la
vecchia struttura.
Come prima cosa rimuove completamente
l’ interno dell’ edificio e riporta le pareti a come erano
all’ origine, lasciando travi e travicelle in vista. Ricopre l’ edificio con uno strato di alluminio e crea nuovi spazi e nuove aperture lungo il perimetro.
Avvolge
poi lì intera struttura con un fabbricato a forma di U creato
interamente con materiali poveri e di recupero quali ondulati elementi
metallici in alluminio, vetro e legno compensato.
Così
nuovo e vecchio si uniscono e acquisiscono qualità linguistica
attraverso il loro assemblaggio. Attraverso questo meccanismo di
assemblaggio si determina una nuova modalità di architetture,
d’ avanguardia e anticlassicista: Gehry la chiamerà
Cheapscape.
Questi nuovi spazi e nuove aperture, in accordo con
tutta l’ architettura di Gehry, sembrano quasi sculture
policromatiche, che si inclinano seguendo i raggi solari.
Dal
punto di vista degli interni invece Gehry esprime con il suo edificio
continuità, drammaticità, teatralità; i materiali,
grezzi e industriali, si insinuano dai fronti agli spazi interni:
addirittura l'asfalto stradale diventa il pavimento della cucina.
Da
quest’opera emergono tutte le carahe dei primi progetti, nei
quali sperimenta, servendosi di componenti industriali, come pannelli
solari, lamine ondulate, legno compensato e lastre di amianto, a cui si
aggiungono elementi che derivano dal paesaggio metropolitano, come reti
metalliche , lastre in vetro e pannelli in legno. |
Casa Spiller, Venice, 1978-1979
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| La casa Spiller ideata e realizzata da Frank
Gehry tra il 1978 e il 1979 a Venice, è realizzata in un lotto
stretto e lungo, è divisa in due blocchi uniti dal corpo scale che unisce e separa.
Il
programma infatti è diviso in due parti: una casa più
grande per il proprietario e una più piccola per un inquilino.
Tra le due, la separazione-unione del sistema di distribuzione lungo il
patio.ù
Ciascuna apertura (la finestra a nastro, l'asola
verticale che rigira sulla copertura, lo skylight) gode di autonomia,
come una nota o un suono a se stante.
Della poetica dell'elenco
fanno anche parte tutto un mondo di passerelle, ponti, recinzioni,
finestre, pannelli solari, tettoie che attaccano in un vortice di
informalità la scabra scatola di base.
Anch’ essa,
come la casa dell’ autore a santa monica, fa parte di quel
sentimento di Cheapscape che lo porta a utilizzare materiali semplici,
banali, poveri;
Dice infatti l’ autore: "Sono per un'arte che cresce senza sapere che è arte, un'arte che ha l'opportunitàdi avere lo zero come punto di partenza. Sono per un'arte che imiti l'uomo, cioè , che è cosmica e se necessario violenta o comunque qualsiasi cosa che sia indispensabile. Sono per un'arte che prenda forma dalle linee della vita stessa, che contorca, estenda e accumuli e spinga e goccioli, che sia pesante e ruvida e dolce e stupida come la vita stessa, Tutto questo, è Cheapscape". |
Vitra design Museum, Wiel Am Rhein, 1989 |
| Il Vitra Design Museum di Weil am Rhein è
un museo privato dedicato al design del mobile e, secondariamente,
all'architettura moderna e contemporanea. La collezione, le mostre e le
varie iniziative hanno lo scopo di documentare la storia, le tendenze e
i prodotti del design industriale.
Il Vitra design museum prende
il nome da Vitra corporation, un azienda tedesca produttrica di mobili
e design d’ arredamento.
Il museo è nato negli anni
'80, per iniziativa di Rolf Fehlbaum, presidente della compagnia che
all'epoca, cominciò ad acquistare mobili, oggetti di arredamento
e prodotti del design industriale, con l'intento di documentare la
storia della Vitra. È seguito, quindi, l'incarico a Gehry di
progettare l'edificio di un museo che potesse contenere queste opere e
l'inaugurazione ufficiale il 3 novembre 1989.
Fu questo il primo
incarico europeo di Frank Gehry, e colpì molto l’ opinione
pubblica per il fatto che edifici d’ avanguardia simili, come
quelli già progettati in america da Gehry che stavano
raccogliendo gran successo, in europa ancora non avevano fatto la loro
comparsa.
Dall'esterno, l'edificio di Frank O. Gehry appare come
una massa candida e asimmetrica, costituita da cubi, torrette,
passerelle ed elementi sbilenchi giustapposti. La sensazione è
quella di una struttura delicata, sconvolta dal vento.
L'interno
si caratterizza per una successione di spazi dalla forma e disposizione
irregolare. Lucernari e feritoie, garantiscono l'alternanza di luce
naturale e artificiale, che conferisce suggestione e mistero agli
oggetti esposti.
Quest’ edificio non è l’
unico che caratterizza la verde distesa di Weil Am Rhein su cui
è collocato, ma accanto ad esso troviamo altri illustri edifici
realizzati da grandi esponenti dell’ architettura post-moderna e
de costruttivista quali Zaha Hadid, Tadao Ando o Nicholas Grimshaw.
Tutti questi edifici sulla verde piana sono oggetto di uno speciale tour di architettura.
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Frederick R. Weisman Art Museum, Minneapolis, 1993
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| Il
Weisman art museum, situato nel campus della Università del
Minnesota in Minneapolis, Minnesota, è stato un museo didattico
per l’ università sin dal 1934, quando, fondato da Lotus
Coffman, mise a disposizione alcune stanze inusate dell’
Auditorium.
Solo 60 anni dopo però si decise di aprire un vero e proprio museo al pubblico. Fondamentale
i contributi di Frederick R. Weisman, filantropo americano ed
ex-studente del campus che finanziò la costruzione, e a cui fu
poi intestato l’ edificio.
Il museo originario fu quindi
rivisto e ricreato dalle mani esperte di Frank Gehry che nel 1993
inaugurò un edificio de costruttivista che è ancora oggi
la bandiera del campus.
Localizzata in area prossima al
Mississippi, la costruzione del Weisman Art Museum è
caratterizzata da ondeggianti forme poco usuali quali rettangoli,
triangoli, forme curve e angolari fuse insieme, totalmente in acciaio
inossidabile che sembrano cadere giù verso il lungofiume.
L'esterno è caratterizzato da pannelli in acciaio spazzolato e mattoni. Sono
talmente tante le forme insolite assunte dal Weisman Art Museum, che
gli operai impegnati nella costruzione diedero dei sopranomi alle
differenti parti della facciata in acciaio: il naso, la patatina fritta
e le pance.
L'interno è riempito dalla luce naturale
proveniente da quattro ampi lucernari posti a nord, a sud, a est e a
ovest i quali illuminano le pareti sulle quali sono poste le opere. 11.000 piedi quadrati della galleria ospitano opere di artisti come Georgia O'Keeffe e Andy Warhol. |
Dancing House, Praga, 1996 |
| La dancing house, inaugurate a praga nel 1996, si colloca nella zona del Rostov Namestì, sul lungofiume della moldava. Questo
stravagante ma molto suggestivo edificio sostituisce una casa di fine
‘800 in stile neoclassico bombardata e distrutta durante la
guerra.
La sua costruzione fu commissionata dall’ ex
presidente della repubblica ceca Vaclav Havel, Frank Gehry si
ritrovò quindi nelle mani un budget quasi illimitato per dar
vita a uno degli edifici che resteranno nella storia delle spettacolari
opere di questo architetto.
L’ edificio è un altro esempio perfetto di arte de costruttivista: esso
si inserisce in una piazza contornata da edifici sette-ottocenteschi
generata da un'incrocio della strada del lungofiume sinistro e
dell'asse viario che da ovest attraversa il ponte e prosegue poi nella
città ad est. La sua forma inusuale e estremamente
all’ avanguardia vuole rappresentare una danza di due
spettacolari e notissimi ballerini del tempo: Ginger Rogers e Fred
Astair, per questo la casa danzante è stata rinominata anche
casa di Ginger & Fred
L'edificio pare che danzi davvero e il superbo linguaggio delle onde sulla facciata non lasciano dubbi. L'edificio vibra. Ne
sono testimoni la convessità della facciata e gli "scatolati
d'acciaio" delle finestre che sporgono, la strombatura che domina
l'andamento delle pareti ed ogni "onda" superiore che si aggetta su
quella inferiore, in accordo con i pilastri "floriformi”. Proprio
per quest’ ultimo particolare l'edificio è anche detto "il
mazzo di fiori", ritroviamo il tema floreale molto presente nei
progetti di Gehry.
Per queste sue caratteristiche innovative la
dancing house rompe con il passato, senza mai subire la regola suprema.
Chi vince è lo spazio essendo esso il protagonista principale,
l'eleganza di uno spazio creato da curve ed avvitamenti e, pur avendo
prepotente personalità, tale da sporgere oltre l'isolato nella
torre, senza definirlo con il classico spigolo, l'edificio di Frank
Owen Gehry si inserisce nella città in modo superbo, digerendone
gli aspetti, la ricchezza di particolari, la varietà di immagini.
Dall'ingresso,
nodo centrale, si sviluppano i due non-fronti che con i loro spazi
convessi o concavi ci mostrano una nuova prospettiva architettonica. Lo
spazio è sempre diverso; la torre di cemento convessa è
retta da un'unica colonna che si contrappone al volume vetrato la cui
sagoma ricorda un mazzo di fiori strozzato nel centro. Sostenuta
da più pilastri che subiscono assottigliamento e torsione
nell'ascendere, l’ enorme superficie vetrata appare
composta da più parti e dalla sua trasparenza si scorgono i
balconi protetti dalla membrana. Accostandosi si raggiunge il portico
suddiviso in tre spazi fortemente connessi che riprendono la tripartita
non-facciata. Il primo, il centrale sotto la torre in cemento, è
tondo e nel centro vi è il pilastro di sostegno che obbliga il
passante a scegliere da che parte andare e rende centrale questo
elemento non-angolo. Esso è connessione da un lato con
l'ingresso vetrato situato sotto la torre e caratterizzato dai pilastri
contorti, dall'altro con il fronte anch'esso vetrato del bar che si
sviluppa in curve che seguono l'andamento del filo della facciata verso
il fiume e di altezza minore.
La sua forma inusuale e le
soluzioni tecniche causarono un dibattito pubblico molto acceso. Dopo
dieci anni però le acque si calmarono e ora la dancing house
occupa il suo posto di prestigio nell’ architettura praghese,
tanto da essere raffigurata come effige della moneta ceca messa in
produzione dal 2005. |
Museo Guggenheim, Bilbao, 1997 |
| Il
museo guggenheim di Bilbao, realizzato e completato nel 1997, è
una delle opere più famose e meglio riuscite di Frank O. Gehry,
diventato addirittura il simbolo della città di Bilbao.
La
struttura si trova a ridosso del fiume Nevrion, su un terreno
industriale a Nord della città, a lato de la rià de
Bilbao. Frank Gehry scelse questo posto perché da qui il museo
sarebbe stato visibile da tre punti strategici della città, e
perché, posto su un terreno industriale, avrebbe contribuito al
piano di rivalutazione urbanistico della città, messo in atto
alla fine del XX secolo.
Il Museo con i suoi 24.000 metri
quadri, di cui 10.600 sono spazi espositivi, risulta uno dei più
grandi esempi dell’ architettura de costruttivista: è
difatti composto da una serie di volumi interconnessi in modo
spettacolare. L'impatto con l'ambiente circostante risulta certamente
forte, ma al tempo stesso non tale da fornire disturbo, anzi
l'imponente struttura si sposa con il contesto grazie alla sua sobria
eleganza dovuta anche ai materiali di cui è rivestita. Il
titanio è uno dei protagonisti di quest'opera, poiché
ricopre gran parte delle superfici esterne (si tratta in fatti di
trentatremila lastre, realizzate per durare cent’anni) insieme a
blocchi di una pietra molto difficile da trovarsi (si è riusciti
a reperirle solo in Andalusia).
Per omaggiare Bilbao, nota
città portuale, Gehry ha donato al museo una forma navale, e
addirittura i pannelli di titanio brillanti di cui è composta
ricordano vagamente le squame di un pesce che brillano alla luce del
sole. Invece, vista dall’ alto ha indubbiamente la forma di un
fiore. La struttura principale è infatti radicalmente
scolpita seguendo contorni quasi organici, Il museo infatti, come
affermano i progettisti, non possiede una sola superficie piana in
tutta la struttura.
La massiccia struttura dell’
edificio si riflette, oltre che sulle acque del fiume Nervion, anche su
quelle di un laghetto artificiale posto in posizione rialzata rispetto
al fiume; vicino a questo sono posti dei bruciatori, dotati di
bocchettoni dai quali fuoriescono fiamme colorate miste a spruzzi
d’ acqua (tratta dal laghetto adiacente).
Parte
dell’ edificio è attraversato da un ponte elevato al quale
si accede da una scala interna a una torre di forma irregolare
collegata direttamente alla passeggiata del fiume. La torre funge anche
da collegamento tra il museo ed il Ponte de La Salve, una delle
principali vie d'ingresso alla città, l’edificio risulta
così integrato con la regione circostante. L’entrata
principale si trova a conclusione di una delle strade principali della
città, ed è posta sei metri sotto il livello stradale.
La
struttura interna dell'edificio si sviluppa in tre livelli, che
contengono le sale espositive, a cui si aggiunge un ulteriore livello,
per i sistemi di condizionamento. Il fulcro dell’intero
edificio è composto da un atrio, di 650 metri quadri, e di 50
metri di altezza, dal quale prendono luce anche i tre piani che vi si
affacciano. Questo spazio viene illuminato sia dalla luce naturale
che penetra lateralmente dalle grandi vetrate che danno sul fiume, sia
dalla vetrata che costituisce la copertura del punto più alto
dell'edificio da cui la luce proviene verticalmente. Dall'atrio,
inoltre, si accede alla terrazza che si affaccia sul laghetto
artificiale ed è coperta da una gigantesca tettoia sorretta da
un unico pilastro in pietra.
Ci sono, inoltre, 19 gallerie che
si raccordano su questo spazio grazie ad un sistema di passerelle
curvilinee sospese, di ascensori a vetro e di torri di scale. Alcune
gallerie presentano una volumetria tradizionale e la loro forma
è espressa all'esterno dai volumi in pietra, altre invece
presentano una spiccata irregolarità e sono identificabili
all'esterno dal rivestimento in titanio. Molte gallerie sono illuminate
da lucernari che regolano l'intensità della luce naturale grazie
ad un sistema di tende motorizzate.
La progettazione e la
realizzazione di una struttura così complessa è stata
resa possibile grazie all'utilizzo dei più moderni software di
progettazione e di calcolo
Il progetto ha ricevuto il Premio
Internazionale Puente de Alcantara nel 1998 nonostante le numerose
critiche ricevute, soprattutto durante la sua costruzione, da
differenti settori della cultura basca, che dovette pagare per la
realizzazione dell’ edificio. Inoltre è l’ unico museo di Spagna che può vantare il premio al Museo europeo dell'anno. |
Walt disney concert hall, Los Angeles, 2003 |
| Inaugurata
il 23 ottobre 2003, il Walt Disney concert hall è localizzato in
un zona particolarmente importante dal punto di vista storico e
culturale del downtown di Los Angeles, il walt disney concert hall
è destinato a diventare la sede permanente dell’ orchestra
filarmonica di Los Angeles. La concert hall è situata nella
collina storica di Bunker sull’ intersezione della First street e
il Grand Avenue, adiacente al già esistente Centro musicale di
Los Angeles di cui costituisce la 4 sala.
Il progetto prese vita
come una competizione; nel 1987 infatti, Lilian Disney (vedova di walt
disney) donò 50 milioni di dollari per la costruzione di questo
edificio in memoria del marito, donazione a seguito della quale venne
bandito un concorso (1989) a cui parteciparono 72 concorrenti. Fu la stessa Lilian Disney a scegliere il progetto di Frank O Gehry. Gli
aspetti fondamentali di questo edificio, stabilito dal bando di
concorso, dovevano essere: un ingresso principale aperto, un sereno
rapporto con il vicino Chandler Pavilion, una facciata pedonale lungo
la Grand Avenue e un area all’ aperto riservata ai musicisti. L’
esterno ondulato dell’ edificio ricorda una rosa aperta, ma
è lo stesso architetto a definire la sua opera come una barca a
vela con il vento in poppa.
L’edificio è collocato
all’interno della maglia regolare di Los Angeles, consta di 4
ingressi sui rispettivi 4 angoli che si differenziano tra di loro oltre
che per la forma, per la funzione: a nordovest la Sala Soci Fondatori,
a sudest la Cascada, a sudovest il giardino musicisti, a nordest
l’ingresso principale del foyer.
Il Walt Disney concert hall fa della contraddizione uno dei suoi elementi costitutivi Si
nota infatti, in piena coerenza de-costruttivista, una struttura
esterna che punta a una de-costruzione delle forme, a una
scomposizione, un rimescolamento e a una fusione dei volumi, che danno
vita così a uno spazio esterno completamente asimmetrico e
irregolare, con un percorso a zig zag apparentemente confuso che,
attraverso una serie di colonne, conduce il visitatore all’
interno dell’ edificio. Questo al contrario si configura
invece come uno spazio ermetico, puro e perfettamente simmetrico, in
cui ogni elemento è posizionato in base a un senso di equilibrio
generale. Questo artificio non è stato ideato da Gehry solo
per creare un contrasto stridente tra esterno e interno dell’
edificio, ma anche per consentire una funzionalità maggiore
della sala che è progettata per fornire un ottimo acustico a
qualsivoglia concerto o dibattito o rappresentazione.
Per questa
sua caratteristica quindi la costruzione del Walt Disney concert hall
ruota attorno alla sala centrale e consta di due elementi
architettonici diversi e contrapposti: lo spazio interno, regolare a
maglia con pilastri in cemento ad interasse costante e un sistema a
setti, e quello esterno, rivestito di calcare francese e acciaio
inossidabile.
La qualità del riflesso della superficie
venne amplificato dalle sezioni concave delle parti dei muri della
camera dei fondatori. Con così tanti specchi la temperatura dei
palazzi circostanti e dell'edificio in sé risultava molto
elevata, e causava un grosso uso di aria condizionata. Nel 2005 venne
fatta una leggera levigatura con sabbia che eliminò
quest'effetto indesiderato. |
Ray e Maria Stata Center, Boston, 2004 | | Il
Ray e Maria Stata Center o edificio 32 è una struttura di 67000
metri quadri progettata da Frank Gehry per Il Massachusset Institute of
Technology (MIT) di Boston. L’ edificio fu inaugurato il 16 marzo 2004.
I
fondi per questa costruzione furono forniti in gran parte da Ray e
Maria Stata, ma contribuirono anche Bill Gates, Alexander Dreyfoos Jr e
Morris Chang; per questo motivo il Ray e Maria Stata Center sopra il
quarto piano si separa in due strutture differenti: la Gates tower e la
Dreyfoose tower.
In accordo con le parole di un architetto
Colonnista, Robert Campbell, apparse sul The Boston Globe nel 25 Aprile
2004: “Lo stata center è destinato a sembrare sempre
incompleto con l’ impressione che da un momento all’ altro
collassi su se stesso”. Le colonne infatti salgono fino ad angoli accuminati, i muri si muovono, si fondono e collidono in curve e angoli casuali. Anche
i colori cambiano su ogni superficie, ovunque ci si volta si può
notare la varietà dei colori dati da superfici di mattoncini
rossi, di specchi rifletteti, di alluminio opaco,di metallo corrugato o
colorato con pittura vivace e accesa.
Tutto questo da l’
impressione di improvvisazione, di casualità, come se fosse
stato costruito ed eretto all’ ultimo secondo, senza neanche la
progettazione. Inutile dire che questo effetto è l’ obbiettivo che il de costruttivista Frank Gehry si pone fin dal principio: lo
Stata Center appare così una metafora della libertà, del
coraggio che spinge ad andare oltre ai limiti, ad osare, una metafora
anche della creatività della ricerca che è supposta
compiersi all’ interno di esso.
Supposto che ci sono molti
critici innamorati di questa struttura che, vista anche dal punto di
vista di Gehry stesso è una delle migliori, ci sono molti altri
critici che condannano la struttura e la declassano a non-architettura. Molti elementi di disaccordo sono: L’uso
del vetro per costituire le pareti, elemento che diminuisce o
addirittura azzera la privacy di coloro che ne lavorano all’
interno, l’ insonorazione dell’ edificio è quasi
totalmente assente e le pareti storte della sala di lettura hanno
provocato a molti un senso di vertigine.
Dice infatti il
matematico e architetto Nikos Salingaros: “Un architettura che
inverte gli algoritmi strutturali, quegli stessi algoritmi che in una
maniera infinitamente più dettagliata danno vita a forme
viventi, per ricercare in disordine, cessa di essere un architettura.
La casualità che questo edificio rappresenta è antitetica
alla complessità organizzata della natura”. |