Frank Ghery

Toronto, 1929


Testo di Simone Silvestri



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Casa dell’ autore, Santa Monica, 1977-1978


Ideata e realizzata attorno al 1977-78 e poi rivista attorno agli anni 1991-1994, questa casa rappresenta uno dei primi successi dell’ autore che stravolge completamente l’ architettura classica arrivano a una nuova concezione di struttura totalmente diversa dal passato.

Per edificare la sua casa a Santa Monica l’ architetto sceglie di rivestire un edificio già pre-esistente, senza demolire la vecchia struttura.

Come prima cosa rimuove completamente l’ interno dell’ edificio e riporta le pareti a come erano all’ origine, lasciando travi e travicelle in vista.
Ricopre l’ edificio con uno strato di alluminio e crea nuovi spazi e nuove aperture lungo il perimetro.

Avvolge poi lì intera struttura con un fabbricato a forma di U creato interamente con materiali poveri e di recupero quali ondulati elementi metallici in alluminio, vetro e legno compensato.

Così nuovo e vecchio si uniscono e acquisiscono qualità linguistica attraverso il loro assemblaggio. Attraverso questo meccanismo di assemblaggio si determina una nuova modalità di architetture, d’ avanguardia e anticlassicista: Gehry la chiamerà Cheapscape.

Questi nuovi spazi e nuove aperture, in accordo con tutta l’ architettura di Gehry, sembrano quasi sculture policromatiche, che si inclinano seguendo i raggi solari.

Dal punto di vista degli interni invece Gehry esprime con il suo edificio continuità, drammaticità, teatralità; i materiali, grezzi e industriali, si insinuano dai fronti agli spazi interni: addirittura l'asfalto stradale diventa il pavimento della cucina.

Da quest’opera emergono tutte le carahe dei primi progetti, nei quali sperimenta, servendosi di componenti industriali, come pannelli solari, lamine ondulate, legno compensato e lastre di amianto, a cui si aggiungono elementi che derivano dal paesaggio metropolitano, come reti metalliche , lastre in vetro e pannelli in legno.
Casa Spiller, Venice, 1978-1979
La casa Spiller ideata e realizzata da Frank Gehry tra il 1978 e il 1979 a Venice, è realizzata in un lotto stretto e lungo, è divisa in due blocchi uniti dal corpo scale
che unisce e separa.

Il programma infatti è diviso in due parti: una casa più grande per il proprietario e una più piccola per un inquilino. Tra le due, la separazione-unione del sistema di distribuzione lungo il patio.ù

Ciascuna apertura (la finestra a nastro, l'asola verticale che rigira sulla copertura, lo skylight) gode di autonomia, come una nota o un suono a se stante.

Della poetica dell'elenco fanno anche parte tutto un mondo di passerelle, ponti, recinzioni, finestre, pannelli solari, tettoie che attaccano in un vortice di informalità la scabra scatola di base.

Anch’ essa, come la casa dell’ autore a santa monica, fa parte di quel sentimento di Cheapscape che lo porta a utilizzare materiali semplici, banali, poveri;

Dice infatti l’ autore:
"Sono per un'arte che cresce senza sapere che è arte, un'arte che ha l'opportunitàdi avere lo zero
come punto di partenza.
Sono per un'arte che imiti l'uomo, cioè , che è cosmica e se necessario violenta o comunque qualsiasi
cosa che sia indispensabile.
Sono per un'arte che prenda forma dalle linee della vita stessa, che contorca, estenda e accumuli e spinga e goccioli,
che sia pesante e ruvida e dolce e stupida come la vita stessa,
Tutto questo, è Cheapscape"
.
Vitra design Museum, Wiel Am Rhein, 1989
Il Vitra Design Museum di Weil am Rhein è un museo privato dedicato al design del mobile e, secondariamente, all'architettura moderna e contemporanea. La collezione, le mostre e le varie iniziative hanno lo scopo di documentare la storia, le tendenze e i prodotti del design industriale.

Il Vitra design museum prende il nome da Vitra corporation, un azienda tedesca produttrica di mobili e design d’ arredamento.

Il museo è nato negli anni '80, per iniziativa di Rolf Fehlbaum, presidente della compagnia che all'epoca, cominciò ad acquistare mobili, oggetti di arredamento e prodotti del design industriale, con l'intento di documentare la storia della Vitra. È seguito, quindi, l'incarico a Gehry di progettare l'edificio di un museo che potesse contenere queste opere e l'inaugurazione ufficiale il 3 novembre 1989.

Fu questo il primo incarico europeo di Frank Gehry, e colpì molto l’ opinione pubblica per il fatto che edifici d’ avanguardia simili, come quelli già progettati in america da Gehry che stavano raccogliendo gran successo, in europa ancora non avevano fatto la loro comparsa.

Dall'esterno, l'edificio di Frank O. Gehry appare come una massa candida e asimmetrica, costituita da cubi, torrette, passerelle ed elementi sbilenchi giustapposti. La sensazione è quella di una struttura delicata, sconvolta dal vento.

L'interno si caratterizza per una successione di spazi dalla forma e disposizione irregolare. Lucernari e feritoie, garantiscono l'alternanza di luce naturale e artificiale, che conferisce suggestione e mistero agli oggetti esposti.

Quest’ edificio non è l’ unico che caratterizza la verde distesa di Weil Am Rhein su cui è collocato, ma accanto ad esso troviamo altri illustri edifici realizzati da grandi esponenti dell’ architettura post-moderna e de costruttivista quali Zaha Hadid, Tadao Ando o Nicholas Grimshaw.

Tutti questi edifici sulla verde piana sono oggetto di uno speciale tour di architettura.
Frederick R. Weisman Art Museum, Minneapolis, 1993

Il Weisman art museum, situato nel campus della Università del Minnesota in Minneapolis, Minnesota, è stato un museo didattico per l’ università sin dal 1934, quando, fondato da Lotus Coffman, mise a disposizione alcune stanze inusate dell’ Auditorium.

Solo 60 anni dopo però si decise di aprire un vero e proprio museo al pubblico.
Fondamentale i contributi di Frederick R. Weisman, filantropo americano ed ex-studente del campus che finanziò la costruzione, e a cui fu poi intestato l’ edificio.

Il museo originario fu quindi rivisto e ricreato dalle mani esperte di Frank Gehry che nel 1993 inaugurò un edificio de costruttivista che è ancora oggi la bandiera del campus.

Localizzata in area prossima al Mississippi, la costruzione del Weisman Art Museum è caratterizzata da ondeggianti forme poco usuali quali rettangoli, triangoli, forme curve e angolari fuse insieme, totalmente in acciaio inossidabile che sembrano cadere giù verso il lungofiume.

L'esterno è caratterizzato da pannelli in acciaio spazzolato e mattoni.
Sono talmente tante le forme insolite assunte dal Weisman Art Museum, che gli operai impegnati nella costruzione diedero dei sopranomi alle differenti parti della facciata in acciaio: il naso, la patatina fritta e le pance.

L'interno è riempito dalla luce naturale proveniente da quattro ampi lucernari posti a nord, a sud, a est e a ovest i quali illuminano le pareti sulle quali sono poste le opere.
11.000 piedi quadrati della galleria ospitano opere di artisti come Georgia O'Keeffe e Andy Warhol.
Dancing House, Praga, 1996
La dancing house, inaugurate a praga nel 1996, si colloca nella zona del Rostov Namestì, sul lungofiume della moldava.
Questo stravagante ma molto suggestivo edificio sostituisce una casa di fine ‘800 in stile neoclassico bombardata e distrutta durante la guerra.

La sua costruzione fu commissionata dall’ ex presidente della repubblica ceca Vaclav Havel, Frank Gehry si ritrovò quindi nelle mani un budget quasi illimitato per dar vita a uno degli edifici che resteranno nella storia delle spettacolari opere di questo architetto.

L’ edificio è un altro esempio perfetto di arte de costruttivista:
esso si inserisce in una piazza contornata da edifici sette-ottocenteschi generata da un'incrocio della strada del lungofiume sinistro e dell'asse viario che da ovest attraversa il ponte e prosegue poi nella città ad est.
La sua forma inusuale e estremamente all’ avanguardia vuole rappresentare una danza di due spettacolari e notissimi ballerini del tempo: Ginger Rogers e Fred Astair, per questo la casa danzante è stata rinominata anche casa di Ginger & Fred

L'edificio pare che danzi davvero e il superbo linguaggio delle onde sulla facciata non lasciano dubbi. L'edificio vibra.
Ne sono testimoni la convessità della facciata e gli "scatolati d'acciaio" delle finestre che sporgono, la strombatura che domina l'andamento delle pareti ed ogni "onda" superiore che si aggetta su quella inferiore, in accordo con i pilastri "floriformi”.
Proprio per quest’ ultimo particolare l'edificio è anche detto "il mazzo di fiori", ritroviamo il tema floreale molto presente nei progetti di Gehry.

Per queste sue caratteristiche innovative la dancing house rompe con il passato, senza mai subire la regola suprema. Chi vince è lo spazio essendo esso il protagonista principale, l'eleganza di uno spazio creato da curve ed avvitamenti e, pur avendo prepotente personalità, tale da sporgere oltre l'isolato nella torre, senza definirlo con il classico spigolo, l'edificio di Frank Owen Gehry si inserisce nella città in modo superbo, digerendone gli aspetti, la ricchezza di particolari, la varietà di immagini.

Dall'ingresso, nodo centrale, si sviluppano i due non-fronti che con i loro spazi convessi o concavi ci mostrano una nuova prospettiva architettonica. Lo spazio è sempre diverso; la torre di cemento convessa è retta da un'unica colonna che si contrappone al volume vetrato la cui sagoma ricorda un mazzo di fiori strozzato nel centro.
Sostenuta da più pilastri che subiscono assottigliamento e torsione nell'ascendere,  l’ enorme superficie vetrata appare composta da più parti e dalla sua trasparenza si scorgono i balconi protetti dalla membrana. Accostandosi si raggiunge il portico suddiviso in tre spazi fortemente connessi che riprendono la tripartita non-facciata. Il primo, il centrale sotto la torre in cemento, è tondo e nel centro vi è il pilastro di sostegno che obbliga il passante a scegliere da che parte andare e rende centrale questo elemento non-angolo.
Esso è connessione da un lato con l'ingresso vetrato situato sotto la torre e caratterizzato dai pilastri contorti, dall'altro con il fronte anch'esso vetrato del bar che si sviluppa in curve che seguono l'andamento del filo della facciata verso il fiume e di altezza minore.

La sua forma inusuale e le soluzioni tecniche causarono un dibattito pubblico molto acceso. Dopo dieci anni però le acque si calmarono e ora la dancing house occupa il suo posto di prestigio nell’ architettura praghese, tanto da essere raffigurata come effige della moneta ceca messa in produzione dal 2005.
Museo Guggenheim, Bilbao, 1997
Il museo guggenheim di Bilbao, realizzato e completato nel 1997, è una delle opere più famose e meglio riuscite di Frank O. Gehry, diventato addirittura il simbolo della città di Bilbao.

La struttura si trova a ridosso del fiume Nevrion, su un terreno industriale a Nord della città, a lato de la rià de Bilbao. Frank Gehry scelse questo posto perché da qui il museo sarebbe stato visibile da tre punti strategici della città, e perché, posto su un terreno industriale, avrebbe contribuito al piano di rivalutazione urbanistico della città, messo in atto alla fine del XX secolo.

Il Museo con i suoi 24.000 metri quadri, di cui 10.600 sono spazi espositivi, risulta uno dei più grandi esempi dell’ architettura de costruttivista: è difatti composto da una serie di volumi interconnessi in modo spettacolare. L'impatto con l'ambiente circostante risulta certamente forte, ma al tempo stesso non tale da fornire disturbo, anzi l'imponente struttura si sposa con il contesto grazie alla sua sobria eleganza dovuta anche ai materiali di cui è rivestita. Il titanio è uno dei protagonisti di quest'opera, poiché ricopre gran parte delle superfici esterne (si tratta in fatti di trentatremila lastre, realizzate per durare cent’anni) insieme a blocchi di una pietra molto difficile da trovarsi (si è riusciti a reperirle solo in Andalusia).

Per omaggiare Bilbao, nota città portuale, Gehry ha donato al museo una forma navale, e addirittura i pannelli di titanio brillanti di cui è composta ricordano vagamente le squame di un pesce che brillano alla luce del sole. Invece, vista dall’ alto ha indubbiamente la forma di un fiore.
La struttura principale è infatti radicalmente scolpita seguendo contorni quasi organici, Il museo infatti, come affermano i progettisti, non possiede una sola superficie piana in tutta la struttura.

La massiccia struttura dell’ edificio si riflette, oltre che sulle acque del fiume Nervion, anche su quelle di un laghetto artificiale posto in posizione rialzata rispetto al fiume; vicino a questo sono posti dei bruciatori, dotati di bocchettoni dai quali fuoriescono fiamme colorate miste a spruzzi d’ acqua (tratta dal laghetto adiacente).

Parte dell’ edificio è attraversato da un ponte elevato al quale si accede da una scala interna a una torre di forma irregolare collegata direttamente alla passeggiata del fiume. La torre funge anche da collegamento tra il museo ed il Ponte de La Salve, una delle principali vie d'ingresso alla città, l’edificio risulta così integrato con la regione circostante.
L’entrata principale si trova a conclusione di una delle strade principali della città, ed è posta sei metri sotto il livello stradale.

La struttura interna dell'edificio si sviluppa in tre livelli, che contengono le sale espositive, a cui si aggiunge un ulteriore livello, per i sistemi di condizionamento.
Il fulcro dell’intero edificio è composto da un atrio, di 650 metri quadri, e di 50 metri di altezza, dal quale prendono luce anche i tre piani che vi si affacciano.
Questo spazio viene illuminato sia dalla luce naturale che penetra lateralmente dalle grandi vetrate che danno sul fiume, sia dalla vetrata che costituisce la copertura del punto più alto dell'edificio da cui la luce proviene verticalmente. Dall'atrio, inoltre, si accede alla terrazza che si affaccia sul laghetto artificiale ed è coperta da una gigantesca tettoia sorretta da un unico pilastro in pietra.

Ci sono, inoltre, 19 gallerie che si raccordano su questo spazio grazie ad un sistema di passerelle curvilinee sospese, di ascensori a vetro e di torri di scale.
Alcune gallerie presentano una volumetria tradizionale e la loro forma è espressa all'esterno dai volumi in pietra, altre invece presentano una spiccata irregolarità e sono identificabili all'esterno dal rivestimento in titanio. Molte gallerie sono illuminate da lucernari che regolano l'intensità della luce naturale grazie ad un sistema di tende motorizzate.

La progettazione e la realizzazione di una struttura così complessa è stata resa possibile grazie all'utilizzo dei più moderni software di progettazione e di calcolo

Il progetto ha ricevuto il Premio Internazionale Puente de Alcantara nel 1998 nonostante le numerose critiche ricevute, soprattutto durante la sua costruzione, da differenti settori della cultura basca, che dovette pagare per la realizzazione dell’ edificio.
Inoltre è l’ unico museo di Spagna che può vantare il premio al Museo europeo dell'anno.
Walt disney concert hall, Los Angeles, 2003
Inaugurata il 23 ottobre 2003, il Walt Disney concert hall è localizzato in un zona particolarmente importante dal punto di vista storico e culturale del downtown di Los Angeles, il walt disney concert hall è destinato a diventare la sede permanente dell’ orchestra filarmonica di Los Angeles. La concert hall è situata nella collina storica di Bunker sull’ intersezione della First street e il Grand Avenue, adiacente al già esistente Centro musicale di Los Angeles di cui costituisce la 4 sala.

Il progetto prese vita come una competizione; nel 1987 infatti, Lilian Disney (vedova di walt disney) donò 50 milioni di dollari per la costruzione di questo edificio in memoria del marito, donazione a seguito della quale venne bandito un concorso (1989) a cui parteciparono 72 concorrenti.
Fu la stessa Lilian Disney a scegliere il progetto di Frank O Gehry.
Gli aspetti fondamentali di questo edificio, stabilito dal bando di concorso, dovevano essere: un ingresso principale aperto, un sereno rapporto con il vicino Chandler Pavilion, una facciata pedonale lungo la Grand Avenue e un area all’ aperto riservata ai musicisti.
L’ esterno ondulato dell’ edificio ricorda una rosa aperta, ma è lo stesso architetto a definire la sua opera come una barca a vela con il vento in poppa.

L’edificio è collocato all’interno della maglia regolare di Los Angeles, consta di 4 ingressi sui rispettivi 4 angoli che si differenziano tra di loro oltre che per la forma, per la funzione: a nordovest la Sala Soci Fondatori, a sudest la Cascada, a sudovest il giardino musicisti, a nordest l’ingresso principale del foyer.

Il Walt Disney concert hall fa della contraddizione uno dei suoi elementi costitutivi
Si nota infatti, in piena coerenza de-costruttivista, una struttura esterna che punta a una de-costruzione delle forme, a una scomposizione, un rimescolamento e a una fusione dei volumi, che danno vita così a uno spazio esterno completamente asimmetrico e irregolare, con un percorso a zig zag apparentemente confuso che, attraverso una serie di colonne, conduce il visitatore all’ interno dell’ edificio.
Questo al contrario si configura invece come uno spazio ermetico, puro e perfettamente simmetrico, in cui ogni elemento è posizionato in base a un senso di equilibrio generale.
Questo artificio non è stato ideato da Gehry solo per creare un contrasto stridente tra esterno e interno dell’ edificio, ma anche per consentire una funzionalità maggiore della sala che è progettata per fornire un ottimo acustico a qualsivoglia concerto o dibattito o rappresentazione.

Per questa sua caratteristica quindi la costruzione del Walt Disney concert hall ruota attorno alla sala centrale e consta di due elementi architettonici diversi e contrapposti: lo spazio interno, regolare a maglia con pilastri in cemento ad interasse costante e un sistema a setti, e quello esterno, rivestito di calcare francese e acciaio inossidabile.

La qualità del riflesso della superficie venne amplificato dalle sezioni concave delle parti dei muri della camera dei fondatori. Con così tanti specchi la temperatura dei palazzi circostanti e dell'edificio in sé risultava molto elevata, e causava un grosso uso di aria condizionata. Nel 2005 venne fatta una leggera levigatura con sabbia che eliminò quest'effetto indesiderato.
Ray e Maria Stata Center, Boston, 2004Il Ray e Maria Stata Center o edificio 32 è una struttura di 67000 metri quadri progettata da Frank Gehry per Il Massachusset Institute of Technology (MIT) di Boston.
L’ edificio fu inaugurato il 16 marzo 2004.

I fondi per questa costruzione furono forniti in gran parte da Ray e Maria Stata, ma contribuirono anche Bill Gates, Alexander Dreyfoos Jr e Morris Chang; per questo motivo il Ray e Maria Stata Center sopra il quarto piano si separa in due strutture differenti: la Gates tower e la Dreyfoose tower.

In accordo con le parole di un architetto Colonnista, Robert Campbell, apparse sul The Boston Globe nel 25 Aprile 2004: “Lo stata center è destinato a sembrare sempre incompleto con l’ impressione che da un momento all’ altro collassi su se stesso”.
Le colonne infatti salgono fino ad angoli accuminati, i muri si muovono, si fondono e collidono in curve e angoli casuali.
Anche i colori cambiano su ogni superficie, ovunque ci si volta si può notare la varietà dei colori dati da superfici di mattoncini rossi, di specchi rifletteti, di alluminio opaco,di metallo corrugato o colorato con pittura vivace e accesa.

Tutto questo da l’ impressione di improvvisazione, di casualità, come se fosse stato costruito ed eretto all’ ultimo secondo, senza neanche la progettazione.
Inutile dire che questo effetto è l’ obbiettivo che il de costruttivista Frank Gehry si pone fin dal principio:
lo Stata Center appare così una metafora della libertà, del coraggio che spinge ad andare oltre ai limiti, ad osare, una metafora anche della creatività della ricerca che è supposta compiersi all’ interno di esso.

Supposto che ci sono molti critici innamorati di questa struttura che, vista anche dal punto di vista di Gehry stesso è una delle migliori, ci sono molti altri critici che condannano la struttura e la declassano a non-architettura.
Molti elementi di disaccordo sono:
L’uso del vetro per costituire le pareti, elemento che diminuisce o addirittura azzera la privacy di coloro che ne lavorano all’ interno, l’ insonorazione dell’ edificio è quasi totalmente assente e le pareti storte della sala di lettura hanno provocato a molti un senso di vertigine.

Dice infatti il matematico e architetto Nikos Salingaros: “Un architettura che inverte gli algoritmi strutturali, quegli stessi algoritmi che in una maniera infinitamente più dettagliata danno vita a forme viventi, per ricercare in disordine, cessa di essere un architettura. La casualità che questo edificio rappresenta è antitetica alla complessità organizzata della natura”.