In opposizione a correnti come "Blue Rider" e "Die Brücke", il termine "Neue Sachlichkeit" (Nuova Oggettività) non fu un concetto espresso dalla stessa corrente ma descrive una serie di opere e di artisti raggruppati da un comune sentire e una tecnica particolare, nella germania degli anni '20.
Il termine fu usato per la prima volta da Gustav Friedrich Hartlaub, direttore del Kunsthalle di Mannheim, che organizzanò la mostra "Neue Sachlichkeit" a Mannheim nel 1925. All'iterno di questo concetto programmatico, egli mostrò diverse tendenze dell'arte tedesca del primo dopoguerra. Gli artisti mostravano una nuova attenzione alla riproduzione della realtà anche con esagerazioni e lacerazioni espressioniste.
Le due tendenze principali erano quella "veristica" dei pittori come Otto Dix, George Grosz e Christian Shad e quella "classicista" di Alexander Kanoldt e George Schrimpf.
Contemporaneamente Franz Roh infrodusse il termine di "realismo magico" per la pittura tedesca degli anni '20
Le differenti anime della nuova soggettività possono anche essere catalogate in base alle città di provenienza:
Grosz,Schlichter e Schad a Berlino,Dix e Felixmüller a Dresda, e Hubbuch, Schnarrenberger, e Scholz a Karlsruhe.
Il gruppo di Monaco composto da Schrimpf, Kanoldt e Mense era il più distante dalle posizioni degli altri in quanto influenzato dal gruppo italiano della rivista "Valori Plastici" (Carlo Carrá, Giorgio de Chirico)ed evitava critiche alla società.
Di origini proletarie (il padre era operaio in fonderia), nel 1910 entrò alla Scuola d'arti decorative di Dresda, specializzandosi come ritrattista; la frequentazione di gallerie e mostre di pittura (sempre a Dresda, nel 1912, visitò una mostra di Vincent Van Gogh, restandone fortemente colpito) fu determinante per il suo perfezionamento anche come autodidatta.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Dix si arruolò entusiasticamente volontario nell'esercito tedesco.
In qualità di sottufficiale combatté sia sul fronte occidentale, contro gli eserciti inglese e francese, che sul Fronte Orientale, contro l’esercito russo; nel corso della guerra fu ferito e decorato più volte.
L’esperienza della guerra scioccò profondamente Dix, trasformandolo in un convinto pacifista: una parte importante dell’opera di Dix rifletterà proprio quel tragico periodo. Solo dopo molti anni arriverà a mettere su tela un documento di valore eccezionale come il "trittico sulla guerra", realizzato a Dresda nei primi anni trenta, dopo un lungo periodo di incubazione, ad appena un anno dalla salita al potere di Hitler. Nel pannello centrale, tra corpi maciullati ed in decomposizione, emerge una unica figura viva, uno spettrale soldato con maschera antigas; sovrasta il tutto uno scheletro impigliato fra travi d'acciaio, che sembra puntare l'indice della mano destra verso qualcuno o qualcosa.
Addirittura successivo cronologicamente è "Le Fiandre", dipinto nel 1936, ultima opera sulla grande guerra, una drammatica esemplificazione della vita dei soldati in trincea.
Al termine della Prima Guerra Mondiale, Dix tornò a Dresda.
Nel 1919 aderì al gruppo espressionista della Secessione di Dresda ma ben presto, con George Grosz, Rudolf Schlichter e John Heartfield, diede vita al gruppo dadaista tedesco,che prendeva ispirazione da quello di Zurigo, organizzando nel 1920 a Berlino la Prima fiera internazionale dada.
Nel 1922 si trasferì a Düsseldorf, dove nella locale accademia perfezionò il suo tipico stile: un realismo acuto, narrativo e morale, pieno di significati simbolici.
Le atroci esperienze sul fronte lasceranno tracce indelebili nella sua vita e lo renderanno particolarmente sensibile alle ingiustizie e all'ipocrisia della società borghese del dopoguerra. Il fatto che la guerra diventi uno dei temi principali del suo lavoro va interpretato come bisogno di rappresentare la sofferenza in quanto tragica ed estrema esperienza umana più ancora che come segno di protesta e di coinvolgimento diretto nell'attività politica.
Dal 1919 al '22 è assistente all'Accademia e co-fondatore della “Nuova Secessione di Dresda, Gruppo 1919”, nonché membro della “Novembergruppe”. Di questo periodo sono le sue opere dadaiste.
Tra il 1922 e il 1925 è a Düsseldorf dove frequenta il Circolo di Johanna Ey. Esegue un ciclo di incisioni di decisa condanna agli orrori della guerra, descritta in tutta la sua brutalità. Passa dal Dadaismo a un realismo proletario e a un verismo di critica sociale
È di questo periodo la serie dei dipinti con mendicanti, mutilati, marinai, prostitute e scene di violenza sessuale, tecnicamente eseguiti tramite una pittura volutamente antiartistica e infantile, tipica del dadaismo.
Dix fu estremamente critico nei confronti della società tedesca del tempo e le sue opere ne espressero gli aspetti più squallidi; tra questi, particolare enfasi venne data al tema della guerra e alla conseguente emarginazione sociale dei reduci (questo concetto fu sviluppato anche in ambito letterario da scrittori come Erich Maria Remarque).
Come modelli usò spesso immagini reali di soldati sfigurati, raffigurando corpi squartati e decomposti in trincee e in campi di battaglia, servendosi di un realismo crudo e tragicamente impietoso per lanciare un violento atto d’accusa antimilitarista.
Nella Germania del tempo, queste tele causarono un tale turbamento che spesso furono rimosse dai musei e dalle gallerie d’arte dove erano esposte. Esemplare in tal proposito il caso del dipinto "La trincea", acquistato da un Museo di Colonia nel 1923, ma restituito dal Direttore nel 1925 a seguito del giudizio scandalizzato dei critici. I Nazisti nel 1933 la esposero come opera degenerata con l'indicazione "Sabotaggio alla difesa dipinto dal pittore Otto Dix"; il quadro finirà per scomparire, probabilmente bruciato,
Nel 1925 Dix partecipò alla mostra della Nuova oggettività a Mannheim e nel 1927, dopo due anni di soggiorno a Berlino, fu chiamato a insegnare all’Accademia di Dresda.
Nato a Berlino nel 1893, la sua formazione avvenne a Berlino e Dresda ;Tra il 1909 e il 1911 studiò all’Accademia di Dresda, con l’intenzione di diventare pittore di storia. Eseguì quindi copie di opere dei maestri antichi, in particolare di Rubens, esposti nella pinacoteca di Dresda; in questo periodo eseguì anche disegni per giornali e riviste satiriche, utilizzando lo stile della caricatura.
Nel 1913 soggiornò a Parigi, dove entrò in contatto con le avanguardie del cubismo e del futurismo e dove poté ammirare da vicino le opere di Francisco Goya, di Honorè Daumier e di Henri de Toulouse-Lautrec.
Fu in questi anni che il suo stile subì un processo di progressiva semplificazione delle forme, sotto l’influenza dell’espressionismo, del cubismo e del futurismo, diffusi tra i giovani artisti del tempo.
Nel 1914 Grosz si arruolò nell’esercito tedesco, ma venne presto congedato per motivi di salute; sembra però che il vero motivo del congedo fu uno shock psicologico per il quale fu ricoverato in un ospedale militare.
Tornato alla pittura, tra il 1915 e il 1917 la riduzione grafica del segno si radicalizzò per esprimere il franamento morale seguito alla disfatta prussiana: su tale stile Grosz basò la produzione degli anni seguenti, caratterizzati dall’adesione al movimento dada berlinese e da posizioni politiche rivoluzionarie.
Nel 1919 fu arrestato per aver partecipato alla rivolta spartachista; nello stesso anno si unì al Partito Comunista di Germania. A partire dal 1920 fu più volte denunciato e processato per incitamento all’odio di classe, oltraggio al pudore, vilipendio alla religione e ingiurie contro le forze armate.
Nel 1918 partecipò alla formazione del Dada berlinese. Poi con Dix diede vita al gruppo della "Nuova Oggettività". La sua attività di pittore si intrecciò con quella politica.; nel 1921 pubblicò "Il volto della classe dominante"una raccolta di lavori in cui afferma la singolarità del suo stile e l'incisività delle immagini.
La produzione artistica di quegli anni si basava su di un linguaggio di matrice cubista e futurista che mescolava fonti artistiche auliche del passato a iconografie volgari e popolari. Passò così da disegni caricaturali ad apocalittiche e violente vedute urbane ad una grafica programmaticamente politica, per approdare infine al movimento della Nuova oggettività, alla cui mostra di Mannheim del 1925 Grosz partecipò. Nei dipinti, ma soprattutto nei disegni e nelle litografie di questo periodo, si riflette l’immensa tragedia del dopoguerra tedesco. Strade, tuguri, salotti, caserme, sono come vivisezionati dalla matita corrosiva di Grosz, che senza ironia ne svela impietosamente l’ipocrisia e la violenza.
Il suo stile duro e spigoloso, talvolta infantile e pornografico, è ideale per illustrare persone misere, prostitute, ubriachi, assassini, soldati feriti, con una violenta componente di critica sociale nei confronti della spietata avidità dei ceti dirigenti e di volgari uomini d’affari, nascosta sotto la maschera della rispettabilità.
Le deformazioni dell’espressionismo e le semplificazioni del disegno infantile e dell’immaginazione popolare conferiscono una cruda incisività al segno, mentre i piani multipli e gli effetti simultanei del cubismo e del futurismo danno analisi e precisione nei particolari, in una struttura di insieme esaltata e visionaria.
I suoi disegni, molti dei quali a inchiostro e acquerello, hanno contribuito notevolmente all’immagine che molti hanno della Germania degli anni Venti.
Nel 1933, con l’avvento del nazismo, Grosz fu considerato un artista degenerato e per questo motivo lasciò la Germania per insegnare a New York; nel 1938 ottenne la cittadinanza degli Stati Uniti.
La produzione del periodo americano è però meno incisiva, nonostante i ritorni, in chiave surrealista, alla grafia violenta e spietata di un tempo.
Nel 1958 tornò a vivere in Germania.
George Grosz morì a Berlino il 6 luglio 1959. La causa del suo decesso è decisamente singolare: giunto a notte fonda davanti alla sua casa Grosz, ubriaco, aprì la porta della cantina anziché quella di ingresso. Il risultato fu una rovinosa caduta che gli costò la vita.
In "Giornata grigia"il borghese con il colletto duro, la decorazione all'occhiello, la cartella sotto il braccio, l'aria compiaciuta, si dirige verso il luogo di lavoro.
L'impeccable eleganza, l'atteggiamento sicuro, vengono resi quasi comici dalla faccia tonda come una biglia e dallo sguardo strabico dai piccoli occhi.
Dietro il borghese in grigio, un muro simboleggia la separazione tra il mondo dell'agiatezza e quello della miseria ove arrancano un mutilato e un lavoratore con la zappa sulla spalla, mentre ciminiere eruttano fumo scuro.
La tela è una scena di denuncia fisica e morale, immagine emblematica di approfittatori, di reduci, di personaggi ambigui nel clima torbido di quegli anni ed è anche un esempio dell'instancabile opera dell'artista contro i responsabili della guerra e della tremenda crisi attraversata dalla Germania.
Christian Schad
Influenzato dalle tele espressioniste di Kokoschka e dai lavori di kandinskij e Delaunay, che aveva visto negli anni della sua formazione a Monaco, Christian Schad produsse il suo primo quadro espressionista durante un soggiorno a Volendam nel 1914. Nel 1915 si recò a Zurigo dove entrò in contatto con il gruppo Dadaista al Cafè Voltaire. (Hugo Ball, Hans Arp)
Nel 1917 andò a Ginevra dove inventò le Schadografie, fotografie ottenute impressionando direttamente la carta sensibile. Dipinse molti bambini dai grandi occhi, caratteristica che rimase un segno della poetica di Schad anche nelle fasi succesive. Dipinse molti pazienti della clinica di malattie mentali di Bel-air
Nel 1920 tornò Monaco. Schad non fu testimone degli orrori della guerra. Dal 1920 in poi viaggiò in Italia: Roma e Napoli specialmente, dove visse fino al 1925. Sposò una donna di Orvieto nel 1923. Venne molto influenzato dal realismo italiano e dal Novecento rappresentato da artisti come Oppi e Casorati. In Italia studiò le opere di Raffaello, Botticelli e Mantegna, in particolare per la chiarezza delle forme, la trasparenza dei colori e la sensualità. Il suo ritratto al Papa Pio XI del 1925 lo fece diventare famoso.
Nel 1925 si stabilì a Vienna dove visse fino al '28. I contatti della sua famiglia con l'aristocrazia viennese gli fruttarono molte commissioni per ritratti.(il conte d'Anneacourt, Egon Erwin Kisch) La gallerista che più promuoveva Schad fu Lea Bondi. Dal 1927 Troviamo Schad a Berlino ed è qui che vediamo le sue opere della Nuova Oggettività. La sua fidanzata Maika era la sua modella preferita.
A cool expression combined with psychological intensity and a flawless complexion characterised his figures, making his women the ideals of an epoch. The technique of glazing so typical of Schad's work harks back to the Old Masters.
Dopo che i Nazisti presero il potere, molti di questi lavori furono criticati duramente, ma allo stesso tempo i ritratti sfuocati di donne ideali decoravano le copertine di molte riviste. Da questo momento fu evidente la fine della Nuova Oggettitvità. Le opere di Schad diventarono più espressive e cominciò anche a dipingere paesaggi. Nel 1942 si recò ad Aschaffenburg,dove ricevette molte commissioni; rimase qui definitivamente quando il suo studio di Berlino fu distrutto dai bombardamenti. Da quel momento in poi aumentò il suo interesse per la pittura del Rinascimento anche a causa della copia dell'altare di Matthias Grünewald della chiesa collegiata di Aschaffenburg che eseguiva in quegli anni.
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Bernini-Rota A regola d'arte,Laterza
Wikipedia (voci: Nuova Oggettività, Grosz, Dix)
Rudolf Leopold e Michael Fuhr Retrospettiva su Christian Schad Leopold Museum.