ARTE 'POMPIER' O ARTE ACCADEMICA

L'arte Pompier è considerata quell'arte francese di derivazione Accademica apparsa a metà del'800 e gradita e apprezzata dal potere politico, dalla critica e ovviamente dalle Accademie d'arte e Ecoles des Beaux Arts, molto attenta alla tecnica ma vuota di ideali o falsa e ridicola.
Il nome ricorda in modo derisorio gli elmi e le armature degli eroi antichi spesso raffigurati nelle tele e paragonati a quelli dei contemporanei pompieri.

Thomas Couture, I Romani della decadenza
Secondo altri il termine sarebbe la deformazione di "pompeisti", nome assunto verso la metà del secolo da una retroguardia di pittori neoclassici in antitesi con il realismo come Charles Gleyre.
Altri ancora vi vedrebbero un riferimento alle sgargianti uniformi dei pompieri presenti alle inaugurazioni dei Salons.
L'accezione storico-artistica del termine contraddistingue la pittura borghese della seconda metà dell'800, vuota e paludata, dalla tematica roboante e ampollosa: in breve un'arte "pomposa"

Spesso di ispirazione storico-sociale, quest'arte illustra con enfasi gli ideali della ricca borghesia durante il Secondo Impero, rispolverando episodi di storia patria, all'insegna di un compiaciuto nazionalismo; ovvero propone improbabili esemplificazioni morali a esortazione e monito dei contemporanei, spesso inserito in situazioni di grande sensualità idealizzata dove ninfe e Dee o eroine bibliche esortano e stimolano lo spettatore.
La bellezza idealizzata, la sensualità esotica non creano fastidio come farà invece la sensualità reale, contemporanea di Manet.


La tradizione Accademica

1648, con lo scopo di garantire agli artisti un attestato di qualità, dotandoli di uno stile improntato alla semplicità e insieme alla grandiosità, all’armonia e alla purezza.
A questo scopo si affermava la necessità di osservare i principi seguenti:

W.A.Bougerau ragazza che si difende da Eros, 1880 - Studio del nudo e dell’anatomia
- Imitazione degli antichi e della natura idealizzata
- Realizzazione delle opere nello studio anziché en plein air
- Primato del disegno sul colore
- Compiutezza dell’opera

Tali criteri formativi non cambiarono nel corso dei secoli e furono mantenuti dai professori dell’Ècole des Beaux-Arts, allievi di David e poi di Ingres, che si attennero ai principi formulati dai loro maestri: gli studenti, per essere ammessi, dovevano superare un concorso consistente nell’esecuzione di un nudo da modello vivente.Alexandere Cabanel, Nascita di Venere, Parigi, Museo d'Orsay

La difficoltà della prova comportava che l’allievo generalmente dovesse presentarsi al concorso solo dopo aver seguito un lungo corso di apprendistato presso un atelier privato, nel quale aveva seguito un rigoroso itinerario di studio. Dapprima si dovevano copiare disegni o stampe, e dopo mesi di esercizio si passava al tratteggio e all' estompe, lo sfumato. Un successivo, importante passaggio consiste nella copia dei gessi, riproduzioni di busti o intere opere classiche, accompagnata dallo studio della storia dell’arte, della letteratura e della mitologia, essendo frequenti i temi che di qui vengono ripresi nella pittura e nella scultura

Superata questa fase, l'allievo poteva iniziare lo «studio della natura», disegnando il modello vivente, secondo i passaggi che vanno dal semplice schizzo - l' esquisse - lo scheletro della composizione, alla maggiore definizione dell'abbozzo - l' ébauche - nella quale si ripartiscono le ombre dalle mezze tinte e dalla luce, fino alla cura del dettaglio - la mise en place - e al disegno finito. Ma il modello vivente va comunque «corretto», eliminando le «imperfezioni della natura», correggendole secondo un modello ideale di nobiltà e di decoro.

Intanto l'allievo prosegue per suo conto lo studio della composizione con la pratica del croquis, il rapido schizzo di momenti di vita quotidiana per sollecitare l'immaginazione personale, che viene tradotta su propri quaderni, i carnets de poche.

Lo studente dell'Accademia ripete il corso di disegno già seguito nell' atelier per giungere finalmente al corso di pittura, simile a quello di disegno. Grande importanza viene data allo schizzo, per il quale nell'Accademia vengono tenuti corsi appositi, seguiti da concorsi: esso è espressione della creatività dell'allievo che, trascurando i dettagli, dà forma generale alla propria concezione della composizione. Questa creatività deve tuttavia essere sottoposta a disciplina e regolata dallo studio magistrale. così, dall' esquisse si procede all' ébauche, eseguito a carboncino, sul quale si passa la sauce, un rosso-mattone leggero; s'impastano poi i chiari e si diluiscono, per renderle quasi trasparenti, le ombre.

W.A.Bougerau Ritorno della Primavera Il fulcro del corso accademico risiede dunque nella copia: del modello vivente, dei gessi, che riproducono la satuaria antica, e dei dipinti dei maestri del Rinascimento. In questo modo l'allievo non solo s'impadronisce della loro tecnica manuale e del loro modo di organizzare i volumi, ma assume una forma mentis rivolta al passato, da dove trae costantemente la fonte della propria invenzione, che spesso sarà una citazione di opere classiche: il pittore uscito dall'Accademia sarà così indotto a rifare il già fatto o a variare il già inventato o a mimetizzare le fonti utilizzate.

La formazione accademica attesta la professionalità dell'artista, che può così presentarsi in società con le «carte in regola»: per ottenere il definitivo riconoscimento e garantirsi le commissioni ufficiali dello Stato e quelle private dei collezionisti, occorre però ancora la pubblica consacrazione di un successo al Prix de Rome e al Salon di Parigi



Il Salon

Il Salon fu un'esposizione periodica di pittura e scultura, che si svolse al Louvre di Parigi dal XVII al XIX secolo, con cadenza biennale fino al 1863 ed annuale in seguito.
Il Salon nasce nel 1667 con la prima esposizione organizzata dall’Accademia reale, riservata solamente ai membri dell'Accademia stessa. Dopo questa data, le seguenti esposizioni ebbero cadenza biennale sino al 1675, quando, a causa dell'elevato costo, si svolsero solo nel 1699, nel 1704 e nel 1706, quest'ultima della durata di un solo giorno. Fino al 1791 tutte le esposizioni furono inaugurate il giorno di san Luigi, onomastico del re. Allestite prima nella galleria del Palais-Royal e nel cortile dell’hôtel Richelieu, quelle del 1699 e del 1704 si svolsero nella Grande Galerie del Louvre e dal 1725 presero definitivamente posto nel Salon Carré, da cui il nome Salon, occupando talvolta anche la galleria detta dell'Apollo.

Dal 1737 al 1748, ad eccezione del 1744, la mostra ebbe cadenza annuale, poi nuovamente biennale dal 1748 al 1791. Nel 1748 venne istituita una commissione incaricata di salvaguardare la tradizione della “grande pittura” ed esercitare un controllo sulla moralità delle opere proposte.
Sin dall’origine l'allestimento venne affidato a un artista detto le Tapissier o le Décorateur; tale incarico, dal 1761 al 1773, assunto da Jean-Baptiste-Siméon Chardin a cui subentrò Joseph-Marie Vien, Louis-Jean-François Lagrenée il Vecchio, Louis-Michel van Loo nel 1783 e 1785, e Louis Durameau.

Edouard Dantan, Un coin du Salon en 1880 Con la Rivoluzione vennero apportate una serie di modifiche radicali al regolamento del Salon: nel 1791 l’esposizione divenne libera e accessibile a tutti e dal 1798 venne istituita una giuria di ammissione eletta a suffragio universale. La giuria assunse presto però una veste di conformistica ufficialità e sotto l’Impero fu composta da tre artisti e due amatori presieduti dal Denon. Soppressa nel 1848, ma reintrodotta l’anno seguente, la giuria mostrò un indirizzo sempre più rigido rifiutando molti candidati e qualsiasi opera non conforme ai gusti accademici.

Il salon rappresentava negli anni 40-50 ancora una grande possibilità di ottenere credito verso il grande pubblico e grossa occasione di vendita.
Le opere premiate erano acquistate dallo Stato e da collezionisti privati a prezzi in genere elevati

Il Salon, baluardo della tradizione e dell'accademismo, è sostenuto dalla borghesia parigina che, trionfante dopo il 1830, ricerca nella pittura ufficiale la conferma dei valori su cui fonda la propria forza: il patriottismo, la virtù civica, gli affetti familiari, la fede tenace nel lavoro.

Auguste Clesinger, Donna morsa da un serpente, 1847. Esposta al salon del 1847

Quando nel 1855, durante l'Esposizone internazionale, Courbet si ribella alle imposizioni accademiche con il suo "Pavillon du Realisme", il padiglione personale dove esponeva le sue opere, Ingres e Delacroix, personalità guida del Classicismo e del Romanticismo, dominano ancora la scena artistica parigina.
E a loro due sono dedicati due padiglioni all'interno dell'esposizione internazionale.
Ingres, maestro del disegno e della pittura levigata nel 1856 terminava "La sorgente" dipinto iniziato a Firenze nel 1820 e definito da Theophile Gautier "puro marmo di paro rosato di vita" , tanto verosimile da parer vivo.

Le linee ondulate, il morbido incarnato Ingresiano offriranno spunto all'attardato eclettismo mitologico della "Nascita di Venere" di Adolphe Bouguereau, presentata con successo al Salon del 1879.

Grandi artisti presenti nei Salon sono stati Jean-Leon Gerome e Alexandre Cabanel Nel 1863 la giuria diede dei verdetti particolarmente rigidi escludendo di fatto qualcosa come 3000 quadri. Il clamore suscitato da tale scelta fece decidere allo stesso Imperatore Napoleone III di organizzare una libera esposizione dei dipinti esclusi, chiamato poi Salon des Refusés. Successivamente la struttura organizzativa del Salon venne riformata, consentendo l'ingresso in giuria anche da parte di alcuni artisti già premiati con medaglia. In questo modo avvenne una progressiva apertura dell'esposizione alle nuove tendenze dell'arte impressionista.

William Adolphe Bougerau, Nascita di Venere, 1879. Esposta al Salon del 1879 Nel Dicembre 1890 il leader della Société des Artistes Français che gestiva il Salon, William Adolphe Bouguereau espose l'idea che il Salon potesse diventare un'esposizione senza premi, che sponsorizzi i giovani. Ernest Meissonier, Puvis de Chavannes, Auguste Rodin e altri artisti rigettano la proposta facendo sorgere una secessione. Essi creano la Société Nationale des Beaux-Arts nel 1899, esponendo in un altro Salon chiamato Salon de la Société Nationale des Beaux–Arts, in breve Salon du Champs de Mars.

Nel 1903, in risposta a ciò molti artisti tra cui Pierre-Auguste Renoir e Auguste Rodin, organizzano il Salon d'Automne.




.Ingres, La sorgente, Parigi, Museo d'Orsay

Se i pittori formati nelle Écoles potevano trarre dal passato una gran quantità di modelli di riferimento per le loro Veneri, i più visitati erano i recenti modelli di Ingres, la Venere Anadiomene e l’omologa Sorgente. Nel Salon ufficiale del 1863, quello stesso anno che vide la nascita del Salon des Refusés, vennero esposti tre nudi di successo: la Venere di Amaury-Duval, La nascita di Venere di Alexandre Cabanel e L’onda e la perla di Paul Baudry, queste ultime due, acquistate rispettivamente da Napoleone III e dall’imperatrice Eugenia.

Infatti Cabanel conosceva bene il gusto del pubblico e delle istanze ufficiali, e mescolando i riferimenti ad Ingres, al Raffaello della Galatea e alla pittura settecentesca, con il pretesto del tema mitologico, che mette a riparo il dipinto dalle accuse di immoralità, trasformò la figura della dea in un invito erotico, come conferma la malizia dello sguardo opportunamente velato nell’ombra.

Paul Baudry, L'onda e la perla, 1863, Madrid, Museo del Prado

Émile Zola, sempre avversario di Cabanel, denunciò l’operazione: «La dea annegata in un fiume di latte ha l’aria di una deliziosa cortigiana, nemmeno in carne e ossa – sarebbe indecente – ma in una sorta di pasta di mandorle bianca e rosa. C’è gente che trova quest’adorabile bambola ben disegnata, ben modellata, e la dichiara figlia o almeno bastarda della Venere di Milo: ecco il giudizio delle persone gravi. C’è gente che si meraviglia del sorriso della bambola, delle sue membra delicate, della sua posa voluttuosa: ecco il giudizio delle persone leggere»

Ancora più esplicito il messaggio dell’immagine di Baudry che, pur non volendo rimandare direttamente alla mitologia, intitolando il suo quadro L’onda e la perla, favola persiana, sembrò rifarsi alle favole delle Mille e una notte, nelle quali la «perla non traforata» è usato eufemismo di verginità.
Louis Auvray la giudicò «l’opera capitale dell’esposizione. Le forme sono belle e veritiere, la posa è graziosa, le mani sottili e distinte, l’espressione degli occhi e della bocca incantevole. E’ una tela dinanzi alla quale nessuno rimane impassibile», e Théophile Gautier «una delle emozioni più vive che l’arte possa dare: lo strano nel raffinato, il raro nel bello».


Hery Gervex, Rolla, 1878Che il tema mitologico serva unicamente di pretesto alla raffigurazione del nudo e insieme a mascherare la volontà del pittore di sollecitare il voyeurismo dello spettatore è dimostrato dallo scandalo sollevato presso la critica ufficiale da dipinti che rifiutano ogni copertura letteraria e mitologica, presentandosi per quello che sono: il Déjeuner sur l’herbe e l’ Olympia di Manet, esposti al Salon des réfusés, rispettivamente nel 1863 e nel 1865.

Anche Rolla, il dipinto dell’accademico Henri Gervex presentato al Salon del 1878 viene rifiutato e accusato di immoralità. Eppure lo stile pittorico di Gervex è in linea con il gusto dominante e la scena - che rappresenta il momento in cui il protagonista della poesia di Alfred De Musset, Rolla, si suicida gettandosi dalla finestra dopo una notte trascorsa con una prostituta - è giustificata dal soggetto e perfettamente costruita secondo un calibrato crescendo di tensione drammatica: lo sguardo passa dal disordine dei vestiti al letto dove giace in un sonno scomposto la donna e di qui a Rolla e alla finestra aperta, che mostra i palazzi di Parigi avvolti dalla prima luce dell’alba.

Qui l’erotismo viene mostrato come parte integrante della realtà quotidiana e pertanto rifiutato dalla cultura dominante: la sessualità esiste, ma non deve essere rappresentata. Del resto, la tela sarà esposta per tre mesi in una galleria privata e attirerà intere folle di parigini, rendendo celebre il suo autore.


Il Prix de Rome


Il Prix de Rome è una borsa di studio istituita dallo stato francese per gli studenti più distinti nel campo delle arti. Ai vincitori era data la possibilità di studiare all'Accademia di Francia a Roma, fondata da Jean-Baptiste Colbert nel 1666.

Nacque nel 1663 in Francia sotto il regno di Luigi XIV come ricompensa annuale a giovani e promettenti pittori, scultori e architetti che dimostrassero la loro superiorità in una impegnativa competizione ad eliminazione con i propri pari. Le categorie di gara erano pittura, scultura, architettura e incisione all'acquaforte: nel 1803 venne aggiunta anche composizione musicale.

Gli studenti spesso gareggiavano svariati anni in fila, soffrendone grandemente in caso di mancata vittoria. Tra gli artisti più famosi a competere nel campo della pittura, senza raggiungere la vittoria o nemmeno una menzione d'onore, possiamo citare Eugène Delacroix, Edouard Manet e Edgar Degas. Jacques-Louis David tentò il suicidio dopo aver perso la competizione per tre anni di seguito.

Per 300 anni, il francese Gran Prix de Rome di pittura è stato il più alto onore a cui un artista di qualsiasi parte del mondo potesse aspirare, dato l'effetto sull'attenzione della stampa internazionale e il lancio verso la fama e, spesso, lungo la via delle carriere artistiche finanziariamente redditizie che riusciva a dare. L'estenuante competizione per il premio venne abolita nel 1968 ma la borsa di studio è ancora elargita a giovani artisti che l'Accademia ritiene meritevoli di incoraggiamento.

Oggi numerosi Paesi offrono i prix de Rome; tra questi il Belgio, il Canada, l'Olanda. Negli Stati Uniti d'America un premio annuale è offerto direttamente dall'Accademia Americana a Roma.

Alcuni vincitori del Prix de Rome nella sezione pittura:
1720: F. Boucher;
1752: J.H.Fragonard;
1774: J.L.David;
1782: H. Vernet;
1801: J.A.D.Ingres;
1837: T.Couture
1845: A.Cabanel;
1848: Bougereau Stallaert e Boulanger;
1850: Bougereau e P.Baudry.




riferimenti:
Wikipedia (voci: Salon, Prix de Rome, Pompier)
De Vecchi - Cerchiari, Arte nel Tempo,
Bompiani
Pierpaolo Luderin,L'Art Pompier, Leo S. Olschki Editore
www.nga.gov.au