Undicesimo figlio del calzolaio e sagrestano Angelo Manzoni e della moglie Maria Pesenti, impara presto a lavorare ed intagliare il legno. S'avvicina all'arte durante il servizio militare, svolto a Verona (1927/'28), dove studia le porte di San Zeno e i calchi dell'Accademia di Belle Arti Gian Bettino Cignaroli.
In questo periodo esegue Passo di danza: bassorilievo in bronzo consistente nella rielaborazione di un calco in gesso eseguito presso lAccademia Cignaroli di Verona, frequentata da Manzł nel periodo in cui era stato assegnato al locale Distretto Militare. La data e la firma Manzoni, non ancora contratta nella forma dialettale bergamasca di Manzł, si legano a questo motivo ellenizzante di fanciulla danzante con peplo, nuda vista di spalle, che alza le braccia a sostenere un tamburello, soggetto non pił ripetuto dallartista
solo negli anni 40 lartista torna sul tema della danza, sviluppandolo in pieno negli anni 50 e 60 dopo lincontro avuto con Inge Schabel, che come ballerina posava per lui alla Sommerakademie di Salisburgo, nei corsi di scultura tenuti da Manzł, dal 1954 al 1960(Velani 1994).
Nel 1929, dopo un breve soggiorno a Parigi, Manzł va a vivere a Milano, dove l'architetto Giovanni Muzio gli commissiona la decorazione della cappella dell'Universitą Cattolica, che verrą eseguita tra il 1931 ed il 1932. Sempre nel '32 partecipa ad una mostra collettiva presso la galleria il Milione.
Nel 1933, espone alla Triennale di Milano una serie di busti che gli valgono numerosi apprezzamenti e l'anno successivo tiene la sua prima mostra importante con il pittore Aligi Sassu, con cui condivide lo studio, alla galleria "Cometa" di Roma.
Nel 1939 inizia a produrre una serie di bassorilievi in bronzo, le Deposizioni e le Crocifissioni, in cui il tema sacro della morte di Gesł Cristo viene usato per simbolizzare prima la brutalitą del regime fascista e poi gli orrori della guerra. L'esposizione delle opere, tenutasi a Milano nel 1942, verrą severamente criticata dalle autoritą politiche ed ecclesiastiche.
Notevole č il David, "bambino gracile, uno dei tanti pastorelli incontrati nella campagna bergamasca, con la schiena ripiegata ad arco in una tensione rotante che prelude allo scarto finale"(Velani 1994). Esposta alla III Quadriennale romana del 1939, l'opera fa ottenere a Manzł un ampio consenso critico, segnando una tappa significativa nell'evoluzione dell'artista.
Nel frattempo, nel 1940, Manzł ottiene la cattedra di scultura dell'Accademia di Belle Arti di Brera che lascerą per dissensi con le autoritą accademiche sul programma di studi per spostarsi a insegnare scultura dell'Accademia Albertina di Torino. Lascerą quindi la cittą con l'imperversare della guerra rifugiandosi a Clusone. Il suo nudo Francesca Blanc vince il premio della Quadriennale di Roma del 1943.
Il bronzo Francesca Blanc ritrae la figlia di una nobildonna romana, la baronessa Anita Blanc, e futura moglie del principe Dado Ruspoli. La giovanissima Francesca affascina l'artista, che impegna due anni, dal 1940 al 1942, per eseguirle il ritratto, la cui versione definitiva viene esposta alla IV Quadriennale romana, dove fa vincere a Manzł il Gran Premio per la Scultura. Dell'opera esistono numerosi bozzetti e varianti; il bronzo della Raccolta al Museo Manzu ad Ardea č una variante pił tarda, attribuibile agli anni '50.
Passo di danza, 1948. L'opera appartiene alla Raccolta Lercaro, che si formņ per volere e impegno del Cardinale Giacomo Lercaro, inizialmente grazie alle donazioni al Cardinale stesso di alcune opere da parte di quattro maestri e professori dell'Accademia di Belle Arti di Bologna (Aldo Borgonzoni, Pompilio Mandelli, Enzo Pasqualini e Ilario Rossi), in occasione del suo ottantesimo compleanno. La raccolta si č poi progressivamente ampliata grazie a donazioni, ora conta 1800 opere, e fu inaugurata nel 1989. Inizialmente ospitata presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna, č dal 2003 presso l'Istituto Veritatis Splendor, nel centro della cittą. Opera tratta da una delle sculture pił care al Manzł, "Passo di danza" che l'artista presentņ nel 1948 alla XXIV Biennale di Venezia, dove si aggiudicņ insieme a Moore, il Gran Premio della Scultura.
Nel dopoguerra torna ad insegnare all'Accademia di Brera, fino al 1954, e quindi a Salisburgo fino al 1960. Č in quella cittą che conosce Inge Schabel, che diventerą la sua compagna di vita e con cui avrą due figli. Lei e la sorella Sonja diventano le modelle di tutti i suoi ritratti ed č in quel periodo che inizia a lavorare alla realizzazione della Porta della Morte per la Basilica di San Pietro in Vaticano (compiuta nel 1964). In particolare la porta vaticana, che impegna lartista dal 1947 al 1964, diviene lepicentro di una poetica che nel dialogare con la tradizione ne rifiuta gli aspetti pił strettamente accademici.
Cristo e il generale: questo soggetto fa parte del ciclo Variazioni sul tema - Cristo nella nostra umanitą, in cui Manzł reinterpreta nel dopoguerra i temi religiosi, nati nel 1939 contro la violenza dell'imminente conflitto. Le prime tre formelle esposte alla personale della galleria Barbaroux di Milano nel gennaio del 1941 suscitarono una grande impressione nella critica pił attenta (Brandi, 1941; Bertocchi, 1941) e viceversa un grosso scandalo per quella che fu intesa come una sacrilega dissacrazione della sacra rappresentazione; la presenza del soldato tedesco con l'elmetto chiodato, e il manifesto richiamo del Cristo appeso alla croce per un braccio al tema del Partigiano (altro soggetto particolarmente ricorrente, a quel tempo, nella produzione di Manzł), assumono qui il valore di una precisa presa di posizione contro la violenza generata dalle guerre.
Realizza inoltre la Porta dell'Amore per il Duomo di Salisburgo (1955-1958).
Nel 1964 Manzł va a vivere in una villa nei pressi di Ardea (Roma), nella localitą di Campo del Fico, che oggi in suo onore č stata ribattezzata Colle Manzł.
Realizza la Porta della Pace e della Guerra per la chiesa di Saint Laurens a Rotterdam (1965-1968) e, dopo circa dieci anni di bassorilievi, torna all'opera a figura intera realizzando in bronzo figure femminili che vanno dai ritratti della moglie a temi pił o meno scopertamente erotici come L'Artista con la modella (rilievo), Gli Amanti e lo Strip-tease.
Nei tardi anni '60 si dedica quindi alla professione dello scenografo, allestendo costumi e scene per alcune tra le opere pił importanti di Igor Stravinskij, Goffredo Petrassi, Claude Debussy, Richard Wagner e Giuseppe Verdi.
Nel 1968 Curtis Bill Pepper scrive su di lui il libro An Artist And the Pope - il Papa menzionato nel titolo č Papa Giovanni XXIII, suo conterraneo ed amico personale - il libro viene tradotto in italiano, tedesco, spagnolo e francese. La fama dello scultore giunge intanto in Giappone, dove nel 1973 si č tenuta una mostra personale presso il Museo di Arte Moderna di Tokyo. Č suo il Monumento al partigiano sito a Bergamo, inaugurato nel 1977. Sempre a Bergamo numerose sue opere sono raccolte alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea.
In occasione del suo settantesimo compleanno, nel 1979, si tenne presso l'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze una sua mostra personale. Nello stesso anno Manzł dona l'intera sua collezione (la "Raccolta amici di Manzł" fondata nel 1969 ad Ardea) allo stato italiano.
Nel 1987-88 un'altra importante mostra presenta l'opera di Manzł in Gran Bretagna e vale all'artista il titolo di membro onorario della London Royal Academy of Arts. L'anno successivo il comune di Milano gli dedica una mostra monografica e gli conferisce la cittadinanza onoraria.
Nel 1989, a New York, viene inaugurata di fronte alla sede dell'ONU l'ultima sua grande realizzazione, una scultura in bronzo alta 6 metri.
Nel 2008, nella soffitta della chiesa di Sant'Alessandro in Colonna a Bergamo, dove il padre era sagrestano, sono stati trovati alcuni graffiti attribuiti a Giacomo Manzł da giovane.
In occasione del centenario della nascita dello scultore sono state allestite, a Bergamo presso la Galleria d'arte moderna e contemporanea, la mostra Giacomo Manzł. 1938 - 1965 Gli anni della ricerca e, a Clusone presso il Museo Arte Tempo, la mostra: Giacomo Manzł.