Claude Monet

Parigi, 14 Novembre 1840 - Giverny, 6 Dicembre 1926


Testo di Emanuele Gasparini



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La cattedrale di Rouen, 1894, 107x73, Musee D’Orsay, Parigi
Monet non si concentra sulla complessa struttura architettonica in stile gotico della cattedrale,che per un accademico avrebbe rappresentato la sfida più stimolante. La sfida  per Monet è riuscire a rappresentare il gioco di colori ed ombre che la luce solare crea sulla facciata.

Il soggetto è scelto da Monet non per la sua complessità strutturale ma piuttosto per gli effetti che la sua forma crea se illuminata dalle diverse tonalità. Infatti attraverso una successione di dipinti l’artista ci fa capire come uno stesso oggetto può assumere diverse tonalità a seconda della luce e come sia importante non generalizzare il suo aspetto ma analizzarlo durante diverse posizioni della sorgente luminosa.
I covoni 1890-1891, olio su tela, cm.60x100, Musée d'Orsay, Parigi.
Soggetto principale della prima serie di opere di Monet in cui l'artista cerca di fissare sulla tela l'effetto provocato dalla luce sui covoni, nei diversi momenti della giornata o in diverse condizioni meteorologiche, lavorando anche con più tele contemporaneamente e dipingendo sull'una o sull'altra a seconda dell'effetto di luce desiderato.
In questa serie del 1890 egli sembra voler esaurire la rappresentazione, la dicibilità di un dato reale, producendo dello soggetto numerose rappresentazioni fino ad annullare il soggetto reale cheè sostituito dalla luce vero protagonista delle tele.
IL PARLAMENTO DI LONDRA, olio su tela, 81x92, musee d’Orsay, 1904 
Il Parlamento di Londra è un tema che appare con insistenza nell'opera di Monet nel 1900. Il pittore lo poteva osservare soprattutto da una terrazza dell'ospedale Saint-Thomas, situato sulla sponda opposta del fiume, vicino al ponte di Westminster. La produzione londinese di Monet, che comprende anche vedute dei ponti di Charing Cross e di Waterloo è, a dire il vero, dominata dalle variazioni di luce e di atmosfera tipiche della celebre"fog", la nebbia che avvolge la città, specialmente nei mesi autunnali ed invernali.

Figura irreale e fantomatica, il Parlamento sorge come un'apparizione. L'architettura di pietra sembra aver perso ogni consistenza. Cielo ed acqua sono dipinte con le stesse tonalità, dominate dal malva e dall'arancione. In questa tela, la pennellata è sistematicamente frammentata in molteplici macchie di colore che delineano efficacemente la densità dell'atmosfera e della foschia. Paradossalmente, questi elementi impalpabili diventano più tangibili rispetto all'edificio indistinto e avvolto nell'ombra.
Il ponte di Waterloo, San Pietroburgo, L’Ermitage, 1903, 63x101

Più di tante altre opere, le 41 tele complessive del ciclo testimoniano ancora una volta l'uscita di Monet dall'impressionismo verso approdi di visionarietà simbolistica
Il ponte appare come una forma indistinta che brilla di luce mattutina e sembra essere l’unico elemento presente ad un osservatore superficiale, le fabbriche sembrano apparire in un secondo momento come presenze inquietanti ancora avvolte nella nebbia. Vi è la rappresentazione di una nebbia assoluta ,un manto misterioso, che avvolge tutta la città conferendole, secondo il pittore, una meravigliosa grandiosità.
Il ponte giapponese, 89x116, Minneapolis institute of arts, 1924 
Il ponte giapponese è un opera ormai astratta, che viene giustificata non solo da uno specifico programma artistico ma dalla stessa malattia agli occhi che gli impediva di riconoscere l'effettiva tonalità dei colori: i colori non avevano più la stessa intensità per lui; non dipingeva più gli effetti di luce con la stessa precisione. Le tonalità del rosso cominciavano a sembrare fangose, i rosa diventavano sempre più pallidi e non riusciva più a captare i toni intermedi o quelli più profondi .Cominciò pian piano a mettersi  alla prova con innumerevoli schizzi che lo portano alla convinzione che lo studio della luce naturale non gli era più possibile.

Lo Stagno Delle Ninfee armonia rosa, olio su tela nel 1904, misura 90 x 92 cm. Museo d'Orsay Parigi.


Viene raffigurato il ponte giapponese che l’artista si era fatto fare nella villa di Giverny. Un senso di quiete e di riposante contemplazione viene emanato da questo scorcio di natura giocato sul veloce comporsi di piccole e irregolari macchie di colore. Monet in questo dipinto non cerca di dipingere la realtà bensì i giochi di colore e forme che la presenza dell’acqua e di una natura tanto florida permettono. Così che al nostro occhio acqua e ninfee appaiano un tutt’uno senza confini. Dunque la rappresentazione diviene uno strumento per dare voce e colore alle sensazioni dell’osservatore.
Ninfee bianche, olio su tela, 89 x 93 cm, 1899
Ninfee bianche è un dipinto ad olio su tela di cm 89 x 93 realizzato nel 1899 da Claude Monet. È conservato al Museo Puskin di Mosca
La vegetazione rigogliosa occupa tutto il quadro, che risulta senza cielo e senza la linea dell'orizzonte. Questo è uno dei primi dipinti sulle ninfee ed uno dei più famosi
E’ in questa serie che il pittore frantumerà la sua pennellata fino a dissolvere la vibrazione cromatica data dalla luce in forme sempre più indistinte e luminose tali da anticipare l’astrazione della pittura moderna. L’interesse non è più per la cosa in sé quanto per l’atmosfera che la circonda e la determina: questo è dato dalla luce la quale diviene il vero soggetto dalle rappresentazione. Il tema vero non è più la ricreazione fedele della realtà ed è così Monet segna la caduta di un’estetica vigente ormai da secoli.
Ninfee, la serie degli ultimi anni  1918, Museo del Louvre (Orangerie), Parigi

Nuvole: 197 x 1271 cm. (tre pannelli)

Mattino: 197 x 1211 cm. ((tre pannelli)

Riflessi verdi: 197 x 847 cm. (due pannelli)

Tramonto: 197 x 594 cm.

L’obbiettivo di Monet non è tanto quello rappresentare un tema già di per sé così romanticamente pittorico , quanto quello di cogliere nella natura di questa vegetazione acquatica il simbolo stesso del rapido ed inesorabile tramontare degli elementi: la pennellata si fa grumosa, spessa, per tradurre l’idea di una continuità energetica tra luce, acqua e natura. Questi 3 sono gli elementi forse più cari a Monet nella parte finale della sua vita, egli vuole provare a dire tutto ciò che sente di poter ancora comunicare con la sua arte, e le ninfee sono probabilmente l’ultimo disperato tentativo di affermare la propria poetica artistica in un momento in cui l’impressionismo era ormai tramontato.
Palazzo Ducale di Venezia, olio su tela, 1908, 62 x 58 cm, National Gallery of Art Washington
Egli considera il creatore di questo palazzo il primo degli impressionisti poiché lo lasciò galleggiare sull’acqua, lo fece sorgere dall’acqua e risplendere nell’aria di Venezia come il pittore impressionista lascia risplendere le sua pennellate sulla tela per comunicare la sensazione dell'atmosfera. Quando dipinse questo quadro volle riportare l’atmosfera della città ed il palazzo è solo un pretesto per raffigurare la città stessa ed i suoi giochi di luce che la presenza dell’acqua adiacente ai palazzi permette solo in questo luogo che lui definisce “impressionismo in pietra”.  Monet soggiornò a Venezia nel biennio 1908-1909. Fu meravigliato soprattutto dalla lucentezza della paesaggistica lagunare, che lui stesso definiva "luce nuova". L'artista colse dal vivo le emozioni che gli provenivano dalle vedute veneziane e le trasportò allo stato grezzo su una serie di tele, alcune delle quali furono portate a termine negli anni successivi.
Pioppi in riva all’epte, 93x76 cm, 1890, Tate Gallery di LondraLa tela rappresenta una serie di pioppi raffigurati in vicinanza del fiume dell’Epta, pare che l’artista colpito dalla bellezza di questi pioppi avesse cominciato a dipingerli per poi sapere che stavano per essere tagliati e venduti all’asta, così rivolgendosi al compratore ottenne la posticipazione della vendita fin quando non finì la serie.
Il quadro nasce con un’organizzazione ben precisa di composizione di linee geometriche secondo una stilizzazione decorativa. Le minime ondulazioni di luce giungono ad un grado di purezza quasi astratto, mentre le chiome degli risalgono l’acqua sino al cielo in una sapiente e sensibile geometria. Anche qui è privilegiata la presenza della natura nei pressi dell’acqua, un tema sempre caro a Monet per gli effetti di luci e colore che l’artista ama raffigurare.