La
cattedrale di Rouen, 1894, 107x73, Musee D’Orsay, Parigi
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| Monet non si concentra
sulla complessa struttura architettonica in stile gotico della
cattedrale,che per un accademico avrebbe rappresentato la sfida
più stimolante. La sfida per Monet è
riuscire a
rappresentare il gioco di colori ed ombre che la luce solare crea sulla
facciata.
Il soggetto è scelto da Monet
non per la sua
complessità strutturale ma piuttosto per gli effetti che la
sua
forma crea se illuminata dalle diverse tonalità. Infatti
attraverso una successione di dipinti l’artista ci fa capire
come
uno stesso oggetto può assumere diverse tonalità
a
seconda della luce e come sia importante non generalizzare il suo
aspetto ma analizzarlo durante diverse posizioni della sorgente
luminosa.
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I covoni 1890-1891, olio su
tela, cm.60x100, Musée d'Orsay, Parigi. |
| Soggetto principale della prima
serie di
opere di Monet in cui l'artista cerca di fissare sulla tela l'effetto
provocato dalla luce sui covoni, nei diversi momenti della giornata o
in diverse condizioni meteorologiche, lavorando anche con
più
tele contemporaneamente e dipingendo sull'una o sull'altra a seconda
dell'effetto di luce desiderato. In questa serie del 1890 egli
sembra voler esaurire la rappresentazione, la dicibilità di
un
dato reale, producendo dello soggetto numerose rappresentazioni fino ad
annullare il soggetto reale cheè sostituito dalla luce vero
protagonista delle tele. |
IL PARLAMENTO DI LONDRA,
olio su tela, 81x92, musee d’Orsay, 1904 |
| Il Parlamento di
Londra è un tema che
appare con insistenza nell'opera di Monet nel 1900. Il pittore lo
poteva osservare soprattutto da una terrazza dell'ospedale
Saint-Thomas, situato sulla sponda opposta del fiume, vicino al ponte
di Westminster. La produzione londinese di Monet, che comprende anche
vedute dei ponti di Charing Cross e di Waterloo è, a dire il
vero, dominata dalle variazioni di luce e di atmosfera tipiche della
celebre"fog", la nebbia che avvolge la città, specialmente
nei
mesi autunnali ed invernali.
Figura irreale e
fantomatica, il
Parlamento sorge come un'apparizione. L'architettura di pietra sembra
aver perso ogni consistenza. Cielo ed acqua sono dipinte con le stesse
tonalità, dominate dal malva e dall'arancione. In questa
tela,
la pennellata è sistematicamente frammentata in molteplici
macchie di colore che delineano efficacemente la densità
dell'atmosfera e della foschia. Paradossalmente, questi elementi
impalpabili diventano più tangibili rispetto all'edificio
indistinto e avvolto nell'ombra. |
Il ponte di Waterloo, San
Pietroburgo, L’Ermitage, 1903, 63x101
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| Più
di tante altre opere, le 41 tele complessive del ciclo testimoniano
ancora una volta l'uscita di Monet dall'impressionismo verso approdi di
visionarietà simbolistica Il ponte appare come una
forma
indistinta che brilla di luce mattutina e sembra essere
l’unico
elemento presente ad un osservatore superficiale, le fabbriche sembrano
apparire in un secondo momento come presenze inquietanti ancora avvolte
nella nebbia. Vi è la rappresentazione di una nebbia
assoluta
,un manto misterioso, che avvolge tutta la città
conferendole,
secondo il pittore, una meravigliosa grandiosità. |
Il
ponte giapponese, 89x116, Minneapolis institute of arts, 1924 |
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Il ponte giapponese
è un opera ormai
astratta, che viene giustificata non solo da uno specifico programma
artistico ma dalla stessa malattia agli occhi che gli impediva di
riconoscere l'effettiva tonalità dei colori: i colori non
avevano più la stessa intensità per lui; non
dipingeva
più gli effetti di luce con la stessa precisione. Le
tonalità del rosso cominciavano a sembrare fangose, i rosa
diventavano sempre più pallidi e non riusciva più
a
captare i toni intermedi o quelli più profondi
.Cominciò
pian piano a mettersi alla prova con innumerevoli schizzi che
lo
portano alla convinzione che lo studio della luce naturale non gli era
più possibile. |
Lo Stagno Delle Ninfee
armonia rosa, olio su tela nel 1904, misura 90 x 92 cm. Museo d'Orsay
Parigi.
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| Viene
raffigurato il ponte giapponese che l’artista si era fatto
fare
nella villa di Giverny. Un senso di quiete e di riposante
contemplazione viene emanato da questo scorcio di natura giocato sul
veloce comporsi di piccole e irregolari macchie di colore. Monet in
questo dipinto non cerca di dipingere la realtà
bensì i
giochi di colore e forme che la presenza dell’acqua e di una
natura tanto florida permettono. Così che al nostro occhio
acqua
e ninfee appaiano un tutt’uno senza confini. Dunque la
rappresentazione diviene uno strumento per dare voce e colore alle
sensazioni dell’osservatore.
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Ninfee bianche, olio su
tela, 89 x 93 cm, 1899 |
| Ninfee
bianche è un dipinto ad olio su tela di cm 89 x 93
realizzato
nel 1899 da Claude Monet. È conservato al Museo Puskin di
Mosca La
vegetazione rigogliosa occupa tutto il quadro, che risulta senza cielo
e senza la linea dell'orizzonte. Questo è uno dei primi
dipinti
sulle ninfee ed uno dei più famosi E’ in
questa serie
che il pittore frantumerà la sua pennellata fino a
dissolvere la
vibrazione cromatica data dalla luce in forme sempre più
indistinte e luminose tali da anticipare l’astrazione della
pittura moderna. L’interesse non è più
per la cosa
in sé quanto per l’atmosfera che la circonda e la
determina: questo è dato dalla luce la quale diviene il vero
soggetto dalle rappresentazione. Il tema vero non è
più
la ricreazione fedele della realtà ed è
così Monet
segna la caduta di un’estetica vigente ormai da secoli. |
Ninfee, la serie degli ultimi
anni 1918, Museo del Louvre (Orangerie), Parigi |
| Nuvole: 197 x 1271 cm. (tre pannelli)
Mattino:
197 x 1211 cm. ((tre pannelli)
Riflessi verdi: 197 x
847 cm. (due pannelli)
Tramonto: 197 x 594 cm.
L’obbiettivo
di Monet non è tanto quello rappresentare un tema
già di
per sé così romanticamente pittorico , quanto
quello di
cogliere nella natura di questa vegetazione acquatica il simbolo stesso
del rapido ed inesorabile tramontare degli elementi: la pennellata si
fa grumosa, spessa, per tradurre l’idea di una
continuità
energetica tra luce, acqua e natura. Questi 3 sono gli elementi forse
più cari a Monet nella parte finale della sua vita, egli
vuole
provare a dire tutto ciò che sente di poter ancora
comunicare
con la sua arte, e le ninfee sono probabilmente l’ultimo
disperato tentativo di affermare la propria poetica artistica in un
momento in cui l’impressionismo era ormai tramontato.
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Palazzo Ducale di Venezia, olio
su tela, 1908, 62 x 58 cm, National Gallery of Art Washington |
| Egli
considera il creatore di questo palazzo il primo degli impressionisti
poiché lo lasciò galleggiare
sull’acqua, lo fece
sorgere dall’acqua e risplendere nell’aria di
Venezia come
il pittore impressionista lascia risplendere le sua pennellate sulla
tela per comunicare la sensazione dell'atmosfera. Quando dipinse questo
quadro volle riportare l’atmosfera della città ed
il
palazzo è solo un pretesto per raffigurare la
città
stessa ed i suoi giochi di luce che la presenza dell’acqua
adiacente ai palazzi permette solo in questo luogo che lui definisce
“impressionismo in pietra”. Monet
soggiornò a
Venezia nel biennio 1908-1909. Fu meravigliato soprattutto dalla
lucentezza della paesaggistica lagunare, che lui stesso definiva "luce
nuova". L'artista colse dal vivo le emozioni che gli provenivano dalle
vedute veneziane e le trasportò allo stato grezzo su una
serie
di tele, alcune delle quali furono portate a termine negli anni
successivi. |
Pioppi in riva
all’epte, 93x76 cm, 1890, Tate Gallery di Londra | | La
tela rappresenta una serie di pioppi raffigurati in vicinanza del fiume
dell’Epta, pare che l’artista colpito dalla
bellezza di
questi pioppi avesse cominciato a dipingerli per poi sapere che stavano
per essere tagliati e venduti all’asta, così
rivolgendosi
al compratore ottenne la posticipazione della vendita fin quando non
finì la serie. Il quadro nasce con
un’organizzazione
ben precisa di composizione di linee geometriche secondo una
stilizzazione decorativa. Le minime ondulazioni di luce giungono ad un
grado di purezza quasi astratto, mentre le chiome degli risalgono
l’acqua sino al cielo in una sapiente e sensibile geometria.
Anche qui è privilegiata la presenza della natura nei pressi
dell’acqua, un tema sempre caro a Monet per gli effetti di
luci e
colore che l’artista ama raffigurare. |