Dopo la stagione dell'impressionismo gli artisti che più spingono le ricerche sul colore e sulla scomposizione ottica sono quelli definiti poi puntinisti e cioè George Seraut e Georges Signac. La loro scomposizione in colori puri è estrema.
L'oggetto perde la sua forma, perde la sua linea di contorno come d'altronde già verificatosi per gli impressionisti e diventa solo una somma di innumerevoli puntini eseguiti in punta di pennello. I corpi così smaterializzati sono come sospesi in una atmosfera di irrealtà geometrica e pulviscolare. Così per "La bagnade à Asnieres" del 1884 oppure "Un dimanche apres-midi a la Grande Jatte". Signac ritrae più volte scene di interni immersi in un'atmosfera pulviscolare come nella "Sala da pranzo"
Come per gli impresionisti i temi privilegiati sono i paesaggi urbani, i locali notturni, il ritratto, il nudo.
Henry de Toulose - Lautrec sarà l'artista che meglio di altri descriverà la vita di una città moderna, la vita notturna tra i caffè e i bordelli, raffigurando la vita vera delle prostitute colte nella loro quotidianità. Nasce da una famiglia aristocratica di provincia (i genitori sono primi cugini), dimostra fin da ragazzo notevoli qualità nel disegno e nella pittura. Per un incidente si spezza entrambe le gambe che non cresceranno più. Vivrà quindi sempre con questo difetto : un corpo ben sviluppato su due gambe molto corte (era alto circa 1.50). Nasce ad Albi nel 1864 e muore nel 1901 a soli 37 anni.
Consuma in breve tempo una vita fatta di eccessi. Arrivato giovane a Parigi, nella Parigi splendente della Belle Epoque comincia a descrivere le atmosfere dei locali notturni. Il Moulin Rouge apre nel 1891 con un suo manifesto. Toulouse - Lautrec è anche uno dei migliori disegnatori di manifesti; è con lui che l'arte grafica, diventa grande.
I suoi manifesti per i cantanti o le cantanti dei caffè concerti creano uno stile. La sua semplificazione della composizione, la stesura piatta dei colori, il taglio fotografico, cioè libero, l'esasperazione di alcuni tratti fisionomici e la realtà delle situazioni e dei corpi creano una pittura così moderna che ancora ci parla in modo diretto. Forse è questo il concetto di modernità nell'arte : parlarci direttamente senza intermediazioni, raccontarci situazioni e sentimenti come fossero contemporanee.
Toulouse-Lautrec ritrae i personaggi famosi di quegli ambienti e anche se stesso. Ne "Al Moulin Rouge" del '92 in secondo piano vediamo lui stesso con il cugino Tapiè de Céleyran. Ritrae la famosa ballerina La Goulue (La golosa), le cantanti Jane Avril e Yvette Guilbert, il cantante Aristid Bruyant, il ballerino Valentin le Disossé, il ballerino Chocolat.
Però in questo mondo rutilante di balli (il can-can, lo chaut) di ricchezza e divertimenti, egli non descrive quell'atmosfera gioiosa che aveva descritto Renoir nei balli del Moulin de la Galette. Qui non c'è gioa, non c'è divertimento. I personaggi dei caffè sembrano chiusi nelle loro angosce e nelle loro tristezze. Anche nel quadro "A la Mie" (Alla Mollica) ritrae una coppia di ubriachi o drogati ancora più angosciante della coppia ritratta da Degas ne "L'assenzio" Così le prostitute ritratte ne "La visita : rue des Moulin" o ne "Salotto in rue des Moulin" appaiono nella loro realtà di donne tristi e sfatte.
Egli per molto tempo vivrà in un bordello avendo modo di vedere veramente la vita di quelle ragazze. Abbruttito dall'alcool verrà ricoverato in una clinica per disintossicarsi, senza grande successo.
Negli anni novanta assistiamo alla definitiva consacrazione degli impressionisti quando ormai i tempi sono cambiati e non c'è più voglia di studiare la luce e i suoi effetti ma c'è la volontà di indagare anche dentro, di trasmettere emozioni e suggestioni. Tempi in cui l'artista si sente sempre più incompreso, quando la fiducia nel progresso viene meno, proprio nel momento in cui la tecnologia offre nuove possibilità: la radio, i raggi X, il cinema. La fotografia ha già più di mezzo secolo; il telefono, l'illuminazione elettrica, il motore a scoppio , la bicicletta moderna nascono in quegli anni.
Molti artisti sentono la necessità di viaggiare , di scappare dalla modernità, dalla città civile e rifugiarsi in paradisi artificiali o in paradisi esistenti come fa Gauguin . Il nuovo gusto simbolista e decadente è quello descritto nel romanzo "A rebours" di Huysmans o nelle opere di Oscar Wild, dei poeti maledetti, di D'Annunzio e affondano le radici nel romanticismo, in Delacroix, Wagner, Baudelaire. Un estetismo esasperato che l'eroe negativo situa al centro della sua vita.
Paul Gauguin (1848-1903) passa una parte dell'infanzia in Perù a seguito della famiglia e da giovane fa il giro del mondo come marinaio. Conosce Pissarro e Cezanne, dipinge con loro a Pontoise, partecipa a diverse mostre degli impressionisti dal '79 all'86. E' ospite per alcuni mesi di VanGogh ad Arles, dipinge anche a Pont-Aven con Bernard e a Le Poldou. Bernard, già avviato sulla via del simbolismo, gli trasmette la tecnica del cloisonnisme, cioè di racchiudere con contorni neri il colore steso in maniera piatta.
Tra gli impressionisti ha sempre ammirato Degas
Le sue opere migliori sono quelle degli anni '90 quando si stabilisce prima a Tahiti e poi nelle isole Marchesi, lasciando casa e famiglia. si era sposato con una Danese nel '73 da cui avrà tre figli. A Tahiti tiene un diario che sfocerà in una pubblicazione "Noa-Noa". In seguito avrà come compagna Pahura da cui avrà il figlio Emile.
Le sue tele tahitiane (chiamiamo così tutte le opere eseguite nelle isole del Pacifico) ci parlano di suggestioni, di colori nuovi e innaturali, ricreati con la memoria in un paesaggio incontaminato. Ci raccontano della sua ammirazione per questi popoli più naturali e più saggi.
Ci descrivono il suo amore per queste donne semplici e seducenti. La loro pelle ambrata, i loro sguardi dolci come in "Ia Orana Maria" (Ave Maria, 1891) o "Fanciulle di Tahiti con fiori di mango" 1899 ci trasmettono l'estatica visione di Gauguin. Il disegno non è descrittivo, i colori sono innaturali, le pose a volte stravolgono l'anatomia ma non sono disegni naif. Al contrario è una ricerca colta e deliberata. Alcune cose derivano da simboli Maori. Alcune composizioni ricordano fregi Egiziani. In effetti la sua ricerca del selvaggio parte da suggestioni letterarie, da letture di libri di viaggio. Anche la sua volontà di dare alle opere il titolo in lingua Maori testimonia sia il gusto di mistero ed esotismo sia lo sforzo di immedesimarsi nella cultura locale.
Anche Gauguin, come altri artisti innovatori, non riesce a vivere grazie all'arte. Lui arriva tardi alla pittura e per diversi anni è solo un Hobby.
L'altro grande rappresentante della corrente simbolista è Vincent van Gogh (1853-1890) nato in Olanda da un Pastore Protestante.
La prima grande opera che incontriamo è "I mangiatori di patate" del 1855 e così lui stesso la commenta :
"Un contadino è più vero con i suoi abiti di fustagno tra i campi, che quando va a messa la domenica con una sorta di abito da società. Analogamente ritengo sia errato dare a un quadro di contadini una sorta di superficie liscia e convenzionale. Se un quadro di contadini sa di pancetta, fumo, vapori che si levano dalle patate bollenti - va bene, non è malsano; se una stalla sa di concime - va bene, è giusto che tale sia l'odore di una stalla, se un campo sa di grano maturo, patate, guano o concime - va benone, soprattutto per gente di città."
Vediamo in quest'opera la lezione del realismo di Courbet e il primo Renoir. Vediamo il realismo sociale di Van Gogh, il suo schierarsi dalla parte dei deboli come tentò di fare quando era un giovane pastore Protestante fra i minatori del Belgio e venne censurato dai superiori.
Come per gli impressionisti, Van Gogh adottava l'accostamento di colori complementari per esaltare la luminosità. Infatti entrò in contatto con Toulouse-Lautrec, Emil Bernard e fu influenzato da Seurat, Signac, Pissarro e naturalmente Gauguin. Anche lui amava le stampe giapponesi, i paesaggi di Corot e la pittura olandese del '600. La sua tecnica è vicina anche a quella dei puntinisti, dei quali però non condivide né la freddezza compositiva, né la pretesa di scientificità. Van Gogh lavorava velocemente, en plein air, con forza e tormento.
Se Gauguin ha trovato la natura e la semplicità con un graduale processo di semplificazione culturale, Van Gogh, da vero animista, giunge direttamente a contato con la natura. Ma neanche lui si può definire naif perché ha studiato e visto mostre, ha letto molto.
Nel periodo trascorso ad Arles, in Provenza, la sua tavolozza si schiarisce e diventa luminosa come il sole mediterraneo, vedi ad. es. "Il ponte di Langlois" o la serie dei girasoli che rappresentano l'energia stessa del sole.
La sua pennellata larga e piatta, ma densa di colore materico, in rilievo fisico sulla tela, costruisce quasi plasticamente gli oggetti e le forze che li attraversano, a volte racchiusi da una linea di contorno alla maniera dei cloissoniste. Egli eseguirà 640 quadri nei 4 anni di intensa attività e ne riesce a vendere 1 solo durante la mostra del Gruppo dei XX a Bruxelles nel '89 : "Il vigneto rosso" acquistato da una pittrice ed amica, Anne Boch.
In Van Gogh coesistono caratteri impressionisti, sensibilità simbolista ed espressionista; molte tele ricordano la forza, l'angoscia e lo stravolgimento del dato reale operato da Munch, come nel "Campo di grano con volo di corvi" oppure nella "Cattedrale di Auvers"