Oscar Niemeyer

Rio De Janeiro 1907-2012

 

Testo di Agosti Federica



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Residenza di Canoas a Barra De Tijuca.
1952, cemento e vetro, collina in prossimità di Rio De Janeiro

Vista del giardino interno, 1952

La casa è situata nelle vicinanze di Rio de Janeiro a Canoas a Barra de Tijuca; è considerata come una delle tappe fondamentali del nuovo rapporto che stava nascendo fra architettura e natura in quanto, grazie alle sue forme sinuose, ben si sposa con la natura che la circonda diventando essa stessa parte integrante della paesaggio.Questa casa inoltre, ripropone alcuni elementi che furono tipici della casa d’infanzia dell’architetto quali: il bianco, le finestre azzurre e il tetto piano.

Essa fu progettata e costruita nel 1952.
La costruzione si infrange su un enorme blocco di granito che costituisce la parte centrale della costruzione e si appoggia a una collina che si affaccia sulla baia di Rio.
La residenza di Canoas è formata da due piani: in quello inferiore sono ubicati gli ambienti privati, mentre in quello superiore si trovano gli spazi collettivi. Gli arredi interni sono stati disegnati dallo stesso Niemeyer e dalla figlia Anna Maria: essi conferiscono alla stessa casa un' atmosfera intima che si può cogliere anche nelle originali curve presenti in ogni angolo dell'abitazione. Le finestre delle camere da letto si caratterizzano per il profilo sporgente e si affacciano sulla foresta circostante.

L'ambiente circostante non appare ricreato artificialmente, ma risulta libero di insinuarsi in tutti i meandri dell'abitazione, come accade, ad esempio, per l'ampia sporgenza di granito che dal giardino penetra nel soggiorno, quasi affiorando dal pavimento.
Accanto alla piscina è possibile ammirare delle sculture realizzate da Alfredo Ceschiatti, amico dell'architetto brasiliano; le ondulazioni eleganti dei corpi femminili s'inseriscono perfettamente nel contesto di forme fluttuanti.
Risulta,invece,molto diverso il rapporto esistente tra la casa ed il paesaggio, se ci spostiamo nella zona notte: qui Niemeyer ha progettato gli spazi come rifugi, dotandoli di piccole finestre, le quali mostrano solo un pezzetto del lussureggiante verde esterno.

Le forme concave degli elementi architettonici,generano una spazialità plastica che favorisce la fusione armonica tra ambienti interni ed esterni ed evidenzia il senso di appartenenza alla natura. Anche il tetto sinuoso, sorretto da pilotis, contribuisce a sottolineare l'andamento dell'abitazione, enfatizzato dal ritmo della facciata di vetro.
Tutti gli elementi risentono dell'influenza di Le Corbusier.

Palazzo dell'Alvorada.
1957, cemento e vetro, Brasilia.

Vista laterale del palazzo dell'Alvorada, 1957

Nei palazzi dell’Alvorada, residenza del presidente della repubblica brasiliana, del Planato, edificio di rappresentanza del presidente e nel palazzo di Giustizia, Niemeyer fornì la moderna interpretazione dell’architettura classica dei palazzi. Gli interni furono arredati dallo stesso architetto e dalla figlia.
L’Alvorada è segnato da colonne paraboliche in cemento armato che sostengono, quasi senza sfiorare il terreno, l’edificio in vetro, cubico e orizzontale, di ispirazione tipicamente classica.

Il palazzo è, come quasi tutti gli edifici di Niemeyer, circondato da un laghetto artificiale su cui è possibile transitare attraverso una serie di passerelle poste quasi a livello dell’acqua. Al centro di questo laghetto vi è una statua raffigurane due donne sedute, con le gambe incrociate, nell’ atto di tirarsi i capelli.

L’effetto di leggerezza raggiunto n questo e in altri palazzi realizzati dall’architetto rappresenta la metafora della redenzione umana attraverso la speranza i un futuro più giusto e con meno sofferenza per il paese, per questo motivo in tutto il progetto pilota di Brasilia egli tenta di sollevare lo sguardo del visitatore al di sopra dei problemi che la vita porta a ognuno.

Cappella della madonna di Fatima.
1957-1958, cemento e azulejos, Brasilia.

Vista frontale della capella, 1957-1958

Questa cappella risponde alle esigenze di avere una chiesa a Brasilia.
Essa è collegata a un terreno pianeggiante, ha la forma di una tenda di cui l’elemento dominante è il tetto. L’utilizzo del simbolo della tenda serve a estendere, metaforicamente, il significato della costruzione a luogo di rifugio.

Il tetto ha la forma di un triangolo di cui una delle punte risulta sollevata rispetto alle altre, quella in corrispondenza dell’entrata, in corrispondenza di questa si schiude il muro perimetrale a forma di U, esso risulta essere interamente coperta di azulejos azzurre e per questo motivo il muro perimetrale risulta quasi cancellato al primo sguardo e grazie a questo, quindi, il tetto ne risulta ulteriormente esaltato.

Internamente le pareti sono decorate da un affresco di Volpi, a disegni geometrici di colore prevalentemente azzurro, per conservare l’accordo cromatico con il muro esterno.

Cattedrale metropolitana nossa sehnora aparecida.
1958-1960, cemento e vetro, Brasilia.

Vista laterale della cattedrale, 1958-1960

La cattedrale fu progettata da Niemeyer nel 1958.
Nel 1960 la struttura principale, consistente in un'area circolare di 70 m dalla quale si innalzano le colonne, era pronta, ed il 1970 venne inaugurata, con l'aggiunta dei vetri esterni trasparenti.

Questa struttura iperboloide è costruita in cemento armato, e pare che con il suo tetto di vetro si alzi svettando verso il cielo. Il progetto di Niemeyer della Cattedrale di Brasilia si basó sulla figura dell' iperboloide di rivoluzione, in cui le sezioni sono asimmetriche.

Questa struttura è il risultato dell'unione di 16 colonne identiche di cemento armato, aventi sezioni iperboliche e pesanti 90 tonnellate ciascuna, che nell'intento originario dovevano rappresentare due mani in movimento verso il cielo. Nella piazza di accesso alla cattedrale si trovano quattro sculture di bronzo di tre metri di altezza, realizzate da una collaborazione di Alfredo Ceschiatti e Dante Croce, raffiguranti gli evangelisti.

Per la sua posizione nella spianata dei ministeri (Esplanada dos Ministérios), gran parte dei fedeli che frequentano le funzioni è composta da turisti o da fedeli che lavorano in quella zona.

Palazzo Mondadori.
1970, cemento e vetro, Segrate, Milano.

Palazzo della casa editridce Mondadori, 1970

Il progetto della casa della fu voluto da Arsolo e Giorgio Mondadori per nuovi spazi dedicati agli uffici e alla redazione della casa editrice; scelsero Niemeyer in quanto Giorgio rimase folgorato dalla vista del palazzo degli esteri realizzato in Sudamerica.

Il progetto prevede una laguna artificiale in cui si specchino i due edifici dedicati agli uffici dal flessuoso sviluppo longitudinale, integrati dal corpo fitoforme adibito all’auditorium e al centro della redazione oltre che alla mensa.

Il progetto inizia a nascere con alcuni schizzi del 1968 e si concretizza in un progetto accurato l’anno successivo, sfruttando 43.956 metri quadri per la costruzione dei tre edifici e circa 9.000 metri quadri adibii invece alla costruzione del lago artificiale e ai parcheggi.

Il progetto, nonostante le insistenze che i Mondatori fecero perché assomigliasse a quello del ministero degli esteri, rivela però un desiderio di emancipazione di libertà dalle costrizioni del precedente; infatti l’utilizzo dei fronti in cemento armato con pilastri e archi parabolici e la loro diversa ampiezza rivelano le vere intenzioni dell’architetto, anche la definizione planimetrica e strutturale dei due edifici ne attesta le differenze.Lo schema statico di un semplice portale viene reiterato trasversalmente lungo la giacitura dei due corpi principali, resi indipendenti per permetterne la costruzione frazionata. Per gli edifici bassi delle redazioni e dei servizi generali vengono invece elaborate delle forme libere e meno audaci (telaio in cemento armato e elementi prefabbricati) anche se inusuali.

La contrapposizione dialettica tra un organismo eminente e un corpo basso, soggetto a diverse geometrie generative diverse, è ricorrente nelle opere di Niemeyer; nel palazzo mondatori ai volumi principali degli edifici soggiacciono i bassi corpi della redazione e dei servizi; anche l’idea della sospensione dell’edificio non è un idea del tutto nuova.

Il dinamismo perduto dell’adozione dell’impianto ortogonale è sublimato dalle diverse luci degli archi, la cui sequenza induce, grazie anche alla distorta prospettiva, all’illusoria percezione di un andamento sinuoso della facciata. Viene razionalizzato il sistema statico: i portali in cemento armato corrispondenti a ogni coppia di pilastri (le facciate sono infatti speculari) reggono due travi trasversali rettilinee, a cui sono agganciati i 56 tiranti che sostengono il corpo librato, ridotto da 6 a 5 piani, l’ultimo dei quali è stato designato agli uffici della dirigenza.lo stacco tra scocca e corpo sospeso viene mantenuto con l’arretramento del perimetro vetrato rispetto al profilo di facciata.

La copertura dei cinque piani di uffici è costituita da una doppia soletta di cemento armato innervato da una serie di travi trasversali, corrispondenti ai portali e da due travi ortogonali a cui sono agganciati diversi tiranti.
Al piano terra vi è un atrio che affianca lo spazio dedicato agli ascensori permettendo anche l’accesso agli altri organi della redazione e dei servizi generali e della mensa. Gli azulejos di Bulcao rivestono la base delle due torri verticali tramite un semplice motivo decorativo. La scultura di Pomodoro che emerge dalle acque alla destra della passerella d’ingresso , inseme alla sistemazione del giardino, completano la sistemazione dell’edificio al quale è annesso un centro sportivo.

Sede delle cartiere Burgo.
1980-1981, cemento e vetro, S. Mauro torinese.

Vista delle cartiere Burgo, 1980-1981

Le cartiere, in principio, furono commissionate a Metterle ma poi furono affidate dalla Mondatori Engeneering a Niemeyer nel 1978.

Essa prevedeva una pianta di tipo anulare sviluppata su due piani.Il progetto in realtà si articola su tre piani, il primo dei quali è un seminterrato,gli altri due,invece, sono rispettivamente destinati a: servizi e uffici generali e infine alla dirigenza.

L’edificio, che copre una superficie di circa 6000 mq, è costituito dunque da una specie di disco collegato al taburo centrale della hall da 4 percorsi radiali che attraversano uno spazio intermedio aperto sistemato a giardino pensile anulare che s’interrompe fra la hall centrale e gli uffici.

La hall è caratterizzata da un giro di pareti forato da finestre ovali con vetrate che si affacciano sul giardino.
Al piano superiore dell’edificio si appoggia un cono tronco ritagliato sulla parete da archi tricentrici dai quali si affacciano gli uffici della direzione.

Il piano sotteraneo è occupato dalle centrale tecnologica, dalla sala assembleare e dalla mensa.
L’edificio armonicamente inserito nel terreno lievemente ondulato si specchia nel laghetto adiacente che assolve a funzioni pratichedi raffreddamento degli impianti e riflette il volume bianco e leggero dell’edificio.

La sua realizzazione ha richiesto vari metri quadri di speciali vetrate thermopane che per le loro dimensioni si rivelarono al limite delle possibilità tecnologiche di quegli anni.
Durante la sua costruzione si sono dovuti affrontare vari problemi in campo tecnologico, a cominciare da quello sul controllo dei consumi energetici con l’uso di tecniche avanzate per il recupero e il riciclo di calore e l’adozione di impianti di illuminazione a intensità variabile. Molta cura è stata posta poi per garantire livelli ottimali di isolamento termico e acustico per assicurae il massimo del benessere ai singoli posti di lavoro. Il problema della sicurezza è stato invece risolto potenziando i normali impianti di rilevazione di fumi e di spegnimento automatico a halon per le zone a maggiore rischio.

Mausoleo Juscelino Kubitschek.
1982, cemento e vetro, Brasilia.

mausoleo Juscelino Kubitschek, 1982

Il mausoleo è situato a Brasilia e ideato nel 1982.
In quegli anni Niemeyer fu incaricato di disegnare un luogo destinato a custodire l’arca funeraria di Kubitschek, affianco da un museo commemorativo della sua attività politica.

Lo spazio seminterrato è ampio; i murales di Bulcao ne distribuiscono i percorsi d’ombra con il lume tenue di azzurro e vermiglio che intervalla gli episodi salienti: candido, in esterno, il basamento quadrato coronato dalla copertura circolare di una cupola schiacciata con le forme delle onde, su di esso si erge un sottile pilastro che regge la statua di Kubitschek, liberando una vela che raccoglie e ripara la statua stessa.

L'acqua gira intorno alla base filtrando attraverso aperture scHermate disposte al limite della sua superficie, lo spazio sottostante, riflettendo e moltiplicando il singolare componimento plastico, è interrottO dalle mura sottili che arginano la rampa di discesa, per questo motivo colpiscono l'osservatore coi nitori abbaglianti del mondo solare e con un notturno universo di mistero.
Il mausoleo, collocato in periferia, non era previsto dal piano pilota di Brasilia.

Passerella Do Samba.
1983-1984,cemento, Rio De Janeiro.

Vista frontale della passerella, 1983-1984

La decisione di sostituire l’impianto di palchi e tribune con la costruzione della passerella do samba fu dovuta a governatore di rio, essa risale al 1983 in coincidenza con la festa dell’anno successivo.

Il suo principio fondatore risale al rapporto sperpero-investimento, fu infatti previsto che le spese sarebbero state ammortizzate nel giro di circa due anni.
Questa costruzione non era solo soddisfacente sul piano formale e funzionale infatti egli accolse l’idea di convocare Niemeyer che subito accettò e propose cinque diversi progetti, fu scelto il progetto che non dava un effetto absidale e sacro e che sarebbe poi stato decorato da Peretti e Bulcao.

Il progetto fu arricchito dalla sua destinazione infatti, grazie a un congegno capace di consentire l’uso dei vani chiusi interni alle tribune come luoghi scolastici. Le tribune sono, per giunta, create sul piano inclinato di blocchi allineati di 60 metri poggianti su pilotis, esse includono le aule con un sistema di reciproca integrazione.

Museo d'arte contemporanea.
1993, cemento e vetro, Niteroi, Rio De Janeiro

Museo d'arte contemporanea, 1993

Durante il suo progetto Niemeyer disegnò la forma capovolta di una piramide appoggiata sulla vetta di un alto strapiombo, così facendo egli gli attribuì una carica di incerta tensione.

Questo progetto se poi guardato nei particolari mostra tutta la sua somiglianza con il progetto mai realizzato di Caracas in quanto entrambi si basano sulla stessa idea di base.
In questo progetto la forma originaria sembra assumere la sinuosità del lungomare e delle montagne in cui si trova inserita, in questo modo l’equilibrio che caratterizzava il progetto di Caracas cede il passo all’integrazione fra la forma in cemento di un calice e lo spazio della natura circostante.

Grazie alla sua forma che raggiunge un diametro di circa 50 metri,la struttura sembra fluttuare nell’aria ed emerge dall’acqua, così facendo essa risulta dematerializzata e lo stesso cemento non è più solo simbolo di solidità ma mostra le sue reali possibilità in quanto diviene simbolo di leggerezza e grazia.

Questo progetto però non fu così semplice da realizzare in quanto furono necessari lunghi studi sulle tecnologie e sui materiali per costruire le vetrate che circondano l’edificio in quanto esse dovevano essere in grado di resistere ai forti venti oceanici e per poter realizzare i tamponameni trasparenti che fossero in grado di conferirle leggerezza nelle rampe di accesso.

All’interno del MAC troviamo il salone espositivo principale e una veranda vetrata panoramica. Il piano ammezzato dell’edificio, che circonda l’intero del museo, è diviso in piccoli spazi adibiti alle esposizioni. Nel piano interrato si trovano i magazzini, il bar, un ristorante e un auditorium. La rampa sinuosa, dipinta di rosso per volere dello stesso Niemeyer, a schizzi che dovevano riprodurre quelli sanguigni, collega la piazza con l’interno del museo.

Questa sua insolita forma è dovuta alla concezione che Niemeyer aveva di museo, secondo lui infati esso non doveva essere un luogo adibito alle sole esposzioni ma doveva essere esso stesso una grandiosa opera d’arte, il MAC perciò può essere considerato come un paradigma di come l’arte possa ospitare l’arte stessa.

Il museo, in quanto luogo adibito ad ospitare opere moderne, si pone provocatoriamente in un luogo irrazionale. La sua architettura si definisce più che negli spazi interni nella sua apertura verso l’esterno.
Con questo progetto Niemeyer ruppe precetti modernisti che volevano il museo come un susseguisi di stanze silenziose per affermare la loro voce tramite l’integrazione con lo spazio circostante,in conseguenza di una specificità che per alcuni è considerata come un errore.

Museo Oscar Niemeyer.
2001, cemento e vetro, Curitiba, Panara, Brasile.

Vista laterale del museo Oscar Niemyer, 2001

Con la costruzione del museo è possibile vedere come forma e funzione vadano di pari passo, con questo e altri progetti realizzati dall’architetto ormai centenne, si nota come egli sia rimase fedele alle sue idee di ricerca dell’innovazione tecnologica e architettonica, pur rimanendo sempre associata all’interesse per le espressioni artiche.

Questo museo si impone di due edifici staccati fra loro ma congiunti da una serie di rampe e tunnel. Il primo edificio, chiamato Castello Branco (Castello Bianco), fu progettato nel 1967 come scuola; ha una forma rettangolare di 205x44 metri ed è interamente costruito in cemento armato precompresso e formato da un unico piano sorretto da pilotis.

La seconda costruzione, posta di fronte alla prima, occupa uno spazio di circa 3000 metri quadrati e assume una forma ad occhio. La sua struttura fu disegnata fu progettata nel 2001 e realizzata nel 2002 con forme e dimensioni a dir poco impressionanti, esso occupa infatti 70 metri di lunghezza per 30 di altezza.

La parte centrale dell’edificio poggia su una torre alta circa 21 metri. L’intero edifico, secondo la ben nota idea di architettura di Niemeyer, sembra sorgere da uno specchio d’acqua.

Per questo progetto l’architetto si serve della stessa soluzione già adottata per il museo d’arte di Niteroi, dove una base centrale sostiene un grande disco di cemento, ma i questo caso egli fa in odo che la base diventi una specie di piedistallo per la scultura dell’occhio che, nonostante il suo non indifferente peso, sembra fluttuare nell’aria.

L’occhio è stato rivestito con ceramica gialla e su tre delle quattro facce vi sono dei disegni di Niemeyer: un nudo di donna che sembra danzare con le braccia aperte quasi a disegnare una linea curva che, in opposizione a quella formata dalle braccia, sembra essere una parabola (sulla facciata posteriore); due disegni astratti e gemelli sono invece posti sulle facciate laterali si riferiscono alle forme delle rampe che nascono dal ilastro di sostegno.

I due edifici possono essere considerati complementari tra loro in quanto entrambi possiedono un carattere monumentale ma mentre l’occhio si serve di curve tonde l’altro edificio invece usa linee molto rigide.; questi due edifici, inoltre hanno anche ruoli formali diversi: l’occhio funziona come museo e, per via della sua forma, impone che le esposizioni siano in perfetta armonia con le forme del contenitore, il castello Branco invece permette vari utilizzi proprio grazie alla sua forma, la sua area espositiva interna infatti è divisa in nove gallerie improntate al modello asettico permettendone così la massima flessibilità.

Le curve usate nell’occhio assomigliano molto a quelle già usate per la chiesa di Pampulha a Belo Horizonte, in questo modo Niemeyer mostra inequivocabilmente la continuità della sua idea ma, allo stesso tempo, analizza un nuovo mondo che è quello dell’occulto in cui un occhio diventa una forma originale aperta al mistero della forma e dello sguardo soggettivo, lanciando così uno sguardo al futuro.