Prampolini è l’unico grande artista italiano che sia “astratto” e per questa ragione viene classificato artista d’avanguardia e considerato fuori da quell’arte che si potrebbe dire ufficiale.
Nella sua arte si incrociano le due principali correnti dell’arte moderna. il futurismo (come dinamismo plastico) e il cubismo. Benché egli abbandoni le teorie del movimento per la staticità della costruzione volumetrica, non rinunzia alle forme spaziali – la compenetrazione di oggetti e spazi del dinamismo plastico – che mancano totalmente nel cubismo, dove i ritmi dell’oggetto costituiscono essenzialmente il quadro, così che un valore corrispondente all’oggetto non esiste nello spazio.
Fin dall’inizio della sua attività (1912) Prampolini ha accettato in pieno l’impostazione astratta dell’arte moderna ed è proprio questa astrattezza che ha messo lui, come gli altri artisti della stessa tendenza, avanti al problema intimo del movimento moderno: il problema del soggetto, che è poi il problema base dell’arte di oggi. La vitalità dell’arte consiste nella vitalità del soggetto.
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Copertina di “LA RIVISTA ILLUSTRATA DEL POPOLO D’ITALIA”
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Grafica, realizzazione di una delle numerose copertine di riviste |
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Da Sinistra: Mino Somenzi, Enrico Prampolini e, ultimo a destra, F. T. Marinetti |
Nasce a Modena nel 1894, muore a Roma nel 1956
Pittore, scultore, scenografo e teorico, nel 1912 si iscrive all'Accademia di Roma, allievo di Duilio Cambellotti; viene espulso per un manifesto antiaccademico.
Una continua sperimentazione tecnica caratterizza la sua ricerca. Si unisce ai futuristi, frequentando lo studio di Giacomo Balla. Contemporaneamente crea illustrazioni per le riviste “L’artista moderno” e “Primavera” e incomincia a scrivere di teatro, musica e arte per vari periodici. Pubblica “La cromofonia e il valore degli spostamenti atmosferici”.
Nel 1914 esordisce alla I Esposizione Libera Futurista nella Galleria Sprovieri di Roma con opere astratte e polimateriche. Durante la guerra il suo stile si avvicina al cubismo sintetico ricercando una convergenza fra musica, movimento e forma.
Il Manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo” viene lanciato con Balla nel 1915.
Nel 1916 frequenta i dadaisti; seguono esposizioni a Berlino ed elaborazione delle prime pitture astratte.
Fonda e dirige con Bino Sanminiatelli la rivista “Noi”. Lavora attivamente come scenografo, costumista, autore teatrale e partecipa a varie esposizioni di scenografia.
Nel 1918 organizza una “mostra d'arte indipendente” alla galleria dell'Epoca in Roma, dove espone con pittori metafisici.
Nel 1922 con Ivo Pannaggi e Vinicio Paladini pubblica il Manifesto dell'Arte Meccanica, in cui la macchina è concepita come un modello che orienta i procedimenti formativi dell'opera d'arte verso una maggiore oggettività e rigore strutturale.
Seguono numerose esposizioni nelle maggiori città europee (“Exposition internationale d'art moderne” di Ginevra, Galleria Reinhardt di Parigi, Mostra d'arte italiana a Praga). |
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Nel 1925 espone alla III Biennale di Roma: prima esposizione ufficiale di futuristi.
Sperimenta il polimaterismo negli anni '30 e crea opere in cui emergono tangenze col surrealismo. Nel 1926 espone coi Futuristi alla “Prima Mostra del ‘900 italiano” a Milano ed alla XV Biennale di Venezia, dove è invitato nel 1928, 1938, 1942, 1950, 1954, 1956.
È commissario alla “Exposition internationale des arts decoratifs et industriels modernes” di Parigi.
A Parigi, in cui si fermerà dal 1925 al 1937, entra in contatto col Surrealismo, di cui risente la fase da lui definita "idealismo cosmico"e nel 1929 Firma il Manifesto dell'Aeropittura Futurista. |
Nel 1931 espone con gli Aeropittori futuristi alla Quadriennale e nel 1932 alla mostra “Enrico Prampolini et les aéropeintres futuristes italiens” alla Galérie de la Renaissance di Parigi e alla Biennale di Venezia. Partecipa alla V Triennale di Milano dove ritorna invitato nel 1936, 1940, 1954. Nel 1934 espone con gli Aeropittori in una mostra itinerante ad Amburgo, Berlino, Venezia e Parigi.
Nel 1935 e nel 1939 espone alla II Quadriennale. Nel 1940 firma con Marinetti, Ciliberti, Rho, Badiali, Licini, Nizzoli, Radice, Sartoris, Terragni, il “Manifesto del Gruppo Primordiali Futuristi Sant'Elia”.
Nel dopoguerra torna all'astrazione, nota caratteristica dell’avanguardia artistica italiana. Nel 1951 espone alla mostra “Arte astratta e concreta in Italia” alla Galleria Nazionale d'arte moderna di Roma; nel 1954 21 sue opere sono esposte alla Biennale. Dal 1955 è docente di Scenografia. Nel 1955 e 1956 Prampolini espone in mostre personali alla Galleria Giotto di Trieste e alla Galleria del fiore di Milano. L'ultima partecipazione dell'artista è alla Biennale di Venezia nello stesso anno. |
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